newsletter #72
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Dopo aver raggiunto il North Carolina venerdì
pomeriggio, l'uragano Florence ha rallentato la sua
corsa, rimanendo sui territori del North Carolina e
South Carolina fino a domenica. La permanenza
prolungata dell'uragano, che intanto era stato
declassato a ciclone tropicale di categoria 2 per la
minore intensità dei suoi venti, ha portato
nella regione temporali molto intensi. In alcune
città sono caduti oltre 70 cm di pioggia in soli
due giorni causando, anche nelle zone più interne, l'esondazione di torrenti e
fiumi che potrebbero continuare nei prossimi
giorni. Finora le vittime accertate sono 32,
500 000 le persone rimaste senza
elettricità, oltre 2 500 le persone salvate dai
soccorritori. Il ruolo del cambiamento climatico
nel determinare la violenza degli uragani è stato
analizzato in uno studio pubblicato a maggio sul
Journal of Climate: simulando 22 uragani recenti in
uno scenario con temperature più alte, gli
scienziati hanno osservato che non
diventano più intensi ma quasi tutti portano
maggiori quantità di pioggia, con un aumento
medio del 25% nel livello delle
precipitazioni. Il motivo è che la
capacità dell'aria di trattenere
umidità aumenta del 7% per ogni grado
centigrado di temperatura in più. Per capire
quanto e come l'aumento della temperatura globale ha influenzato
l'uragano Florence servirà tempo: gli
scienziati dovranno eseguire tutte le simulazioni del
caso. Tuttavia la possibilità
di attribuire le caratteristiche di singoli eventi
meteorologici al cambiamento climatico sta diventando
una scienza sempre più affidabile. Nell'immagine: l'uragano Florence fotografato dalla
Stazione Spaziale Internazionale il 10 settembre
2018. Credit: NASA. Licenza: Public Domain.
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SOFOSBUVIR: LA BATTAGLIA CONTINUA
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Riunito a Monaco il 13 settembre, lo European Patent Office (EPO) ha deciso di
respingere l'opposizione al brevetto sul farmaco contro
l'epatite C Sofosbuvir, di proprietà dalla società Gilead
Sciences. La richiesta di opposizione era stata depositata a
marzo dello scorso anno da una serie di organizzazioni non
governative appartenenti a 17 Paesi, tra cui Medici Senza
Frontiere e Médecins du Monde. Il motivo dell'opposizione è che la
scienza dietro il Sofosbuvir non ha elementi di novità
sufficienti per giustificare la copertura brevettuale. La decisione dell'EPO preclude di
fatto
l'accesso al costoso farmaco per i cittadini europei, che non
possono acquistare le versioni generiche più economiche vendute
in altri Paesi. Il Sofosbuvir, lanciato sul mercato da Gilead alla
fine del 2013, è un antivirale diretto per il
trattamento dell'epatite C e in Europa il costo di un ciclo
di dodici settimane di terapia è di 59 mila
dollari.
[Doctors Without Borders; Redazione]
Oggi il governo indiano acquista lo stesso ciclo di terapia al costo di 80 dollari dai produttori di farmaci generici indiani. La terapia è poi distribuita gratuitamente ai pazienti degli stati del Punjab e di Haryana, circa 60 mila persone. Come è stato possibile? Grazie all'azione combinata di attivisti, medici e rappresentanti del governo, che hanno favorito il superamento degli ostacoli riguardanti la proprietà intellettuale e l'approvazione del generico da parte dell'agenzia del farmaco. Le società farmaceutiche indiane sono state in grado di offrire un prezzo così basso perché il numero totale di pazienti bisognosi della terapia è talmente elevato che i margini di profitto sono comunque garantiti.
[Undark Magazine; Huizhong Wu]
Nel frattempo, a luglio di
quest'anno, l'associazione indiana Delhi Network of Positive People (DNP+) ha depositato un'opposizione
alla richiesta di brevetto su altri due farmaci contro
l'epatite C: il
Velpatasvir, un antivirale usato insieme al Sofosbuvir, e l'Epclusa,
una combinazione a dose fissa di Sofosbuvir e
Velpatasvir efficace al 90% su sei genotipi del
virus. Entrambi i brevetti
sono di proprietà della Gilead Sciences. La decisione su questa opposizione
sarà cruciale per garantire l'accesso a
queste terapie non solo ai cittadini
indiani, ma anche alle
popolazioni dei Paesi in via di sviluppo.
[The Telegraph India;
Redazione]
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OPEN ACCESS: DA SOGNO A REALTÀ?
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I
risultati della
ricerca finanziata pubblicamente
dovrebbe essere disponibili
gratuitamente. Questo il punto
dell'editoriale di George Monbiot
sul Guardian, che evidenzia, ancora
una volta, l'ingiustizia del
mercato dell'editoria
scientifica. Dominato da cinque
grandi aziende (Reed Elsevier,
Springer, Taylor & Francis,
Wiley-Blackwell e American Chemical
Society) questo mercato è
basato su un modello di
business che Monbiot
definisce una "rapina". Le case
editrici ricevono dai ricercatori
una bozza dell'articolo, affidano ad
altri ricercatori la revisione e questi
la eseguono a titolo gratuito, e infine
pubblicano la versione
corretta. Le biblioteche
universitarie e i centri di ricerca pubblici
devono poi pagare tariffe
esorbitanti per accedere a questi
stessi contenuti e al privato
cittadino, che ha già
contribuito con le sue tasse, vengono richiesti fino a
50 dollari per leggere un singolo
articolo. Monbiot loda
l'opera di hackeraggio di Alexandra
Elbakian, la ricercatrice kazaka
fondatrice di Sci-Hub e osserva che
esperienze come quelle della Public
Library of Science dimostrano che
non servono paywall per
produrre riviste eccellenti.
[The Guardian; George Monbiot]
Nel suo editoriale Monbiot
accoglie inoltre con
ottimismo l'iniziativa di
conversione all'Open Access (OA) "Plan
S", lanciata il 4 settembre da 11 agenzie
europee di
finanziamento della
ricerca, tra cui anche un ente
italiano, l'Istituto Nazionale di
Fisica Nucleare (INFN). Il piano
prevede di
rendere obbligatoria entro il 2020 la
pubblicazione immediata in OA per tutti i ricercatori che
ricevono fondi da queste agenzie. Le riviste che rispettano i
requisiti stabiliti dal piano sono
solo il 15% del totale. Sono
infatti esclusi i giornali che
permettono la consultazione gratuita
degli articoli solo dopo sei mesi
dalla pubblicazione e anche quelli
con modello ibrido (che prevedono di
norma l'accesso a pagamento ma
consentono di pubblicare singoli
articoli in OA pagando
un'ulteriore commissione). Il
modello proposto si ispira a quello
della Bill & Melinda Gates
Fundation, che ha spinto alcune
riviste a convertire il loro modello
di business. Ed è quello che
sperano di fare anche i promotori
del Plan-S, ma sono numerose
le agenzie nazionali della ricerca
che non hanno ancora aderito, esprimendo dei
dubbi sulla scadenza del 2020,
sull'esclusione delle riviste
ibride e sui costi di pubblicazione
che dovrebbero sostenere. Manca, soprattutto,
l'adesione della Commissione
Europea, che sta ancora mettendo a
punto i dettagli del suo prossimo
programma quadro per la ricerca e
l'innovazione Horizon Europe.
[Nature; Holly Else]
L'articolo di Monbiot ha aperto
un
dibattito con i ricercatori
e i rappresentanti delle associazioni
di editori. I primi si dichiarano
d'accordo e difendono
convintamente il passaggio all'Open
Access, che, tra l'altro, renderebbe
accessibile la ricerca anche a
coloro che lavorano nelle
università dei Paesi in via
di sviluppo. Al contrario i secondi
difendono il ruolo delle case
editrici nel migliorare, archiviare
e rendere disponibile online gli
articoli scientifici,
sottolineando infine l'importanza
delle metriche di valutazione della
ricerca introdotte proprio dalle
case editrici.
[The Guardian; Readers]
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RICERCA E SOCIETÀ
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Durante l'incontro
annuale della
Cochrane
collaboration il 13
settembre a Edimburgo
il comitato
esecutivo ha votato
l'espulsione di uno
dei suoi membri,
Peter Gøtzsche,
leader riconosciuto
del centro
nordeuropeo della
Cochrane basato a
Copenhagen, il
Nordic Cochrane
Center. La decisione
è
probabilmente
motivata dalla
critica mossa a
luglio dal Nordic
Cochrane Center
riguardo la
revisione sul
vaccino HPV, che la
collaborazione aveva
pubblicato a maggio
di
quest'anno. L'epidemiologo
Eugenio Paci
commenta l'accaduto,
essendo stato lui
stesso testimone di un incidente simile con Peter Gøtzsche sull’efficacia dello screening mammografico.
[Scienza in rete;
Eugenio Paci]
Assegnati il 14 settembre i premi Ig Nobel 2018 che
riconoscono
risultati
scientifici che prima
fanno ridere le
persone e poi le
spingono a
riflettere. Ecco
alcuni dei vincitori. Il
premio per
l'economia è
stato assegnato a un
gruppo di
ricercatori che
ha investigato
l'efficacia per gli impiegati
di vendicarsi del
loro capo attraverso
una
bambola
Voodoo. Quello per
la pace è
andato alla ricerca
sulla frequenza e la
motivazione delle
grida e delle
imprecazioni alla
guida. Infine il premio
per la chimica:
misurare quanto la
saliva sia in grado
di pulire
superfici sporche.
[Ars Technica;
Jennifer Ouellette]
Gli esseri umani e la tecnologia fanno parte del sistema Terra
e dovrebbero
contribuire alla sua
autoregolazione. In
un articolo
pubblicato su
Science, l'ecologo
Tim Lenton e il
filosofo Bruno
Latour propongono un
aggiornamento della
cosiddetta "Ipotesi
Gaia". La teoria,
proposta dal chimico
James Lovelock e
sviluppata dalla
microbiologa Lynn
Margulis negli anni
'70, parte dal
presupposto che le
condizioni di
abitabilità
del nostro pianeta
siano determinate
dall'azione
simultanea e
sinergica di tutti
gli esseri viventi
che la
abitano. L'ingresso
nell'epoca
dell'Antropocene ci sta
spingendo a essere
consapevoli delle
conseguenze delle
nostre azioni sul
clima globale e, in
alcuni casi, ad
autoregolarci. Queste
scelte di
autoregolazione,
affermano i due
autori, potrebbero
essere fatte nel
quadro più
ampio dell'ipotesi
Gaia, creando
così le
condizioni per una
Gaia 2.0.
[Science; Timothy M. Lenton, Bruno Latour]
Nel suo ultimo libro "Tracciare la rotta. Come orientarsi in
politica", il filosofo Bruno Latour analizza gli effetti politici del
nuovo regime climatico sancito dall'accordo di
Parigi. Secondo Latour sia le tendenze sovraniste e populiste che
attraversano l'Europa sia il negazionismo trumpiano sono reazioni al
disvelamento della realtà climatica, che ha colto un po' tutti
di sorpresa e comincia a porre interrogativi inquietanti sulla qualità della vita in un futuro non toppo lontano.
[Scienza in rete; Luca Carra]
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