Scienza in rete

 
Dona
 
 
Dona
 
newsletter finesettimana #62

finesettimana #62 / 5 febbraio 2022
a cura di
Chiara Sabelli


Buon sabato,
questa settimana parliamo di un sistema di intelligenza artificiale capace di prevedere a partire dall'immagine del fondo oculare di una persona se questa andrà in contro a un infarto del miocardio. Che la retina contenesse informazioni sullo stato di salute del sistema cardiovascolare era stato dimostrato già da diversi studi e i ricercatori di Google quattro anni fa avevano mostrato che una rete neurale profonda può imparare a stimare alcuni tra i principali fattori di rischio per le malattie cardiovascolari proprio a partire da un'immagine della retina. Ora, un gruppo di ricercatori coordinati da Alejandro Frangi della University of Leeds e Andres Diaz-Pinto del King's College London, ha fatto un passo in più. Ha dato in pasto a un particolare algoritmo di deep learning congiuntamente immagini della retina e di risonanza magnetica cardiaca perché imparasse a ricostruire l'immagine cardiaca a partire dalla sola immagine del fondo oculare. Dall'immagine cardiaca è stato poi dedotto il rischio di infarto. Il sistema si è dimostrato accurato nel ricostruire l'immagine cardiaca e più preciso nel prevedere l'insorgenza di infarto rispetto ai modelli di valutazione del rischio più diffusi che si basano esclusivamente su informazioni come età, sesso, pressione, colesterolo, consumo di alcol e dipendenza dal fumo di tabacco. I ricercatori progettano ora di testare questo strumento in un contesto clinico reale.
Buona lettura (per segnalare questa newsletter agli amici ecco il link per l'iscrizione)
 

Gli occhi del cuore

Immagine di Wonderlan/Flickr (CC BY 2.0)

Un’intelligenza artificiale capace di dedurre la massa e il volume del ventricolo sinistro del cuore analizzando l’immagine della retina e da lì stabilire se il paziente è a rischio di andare incontro a un infarto del miocardio. È l’ultima applicazione in ambito medico di un sistema di deep learning pubblicata la scorsa settimana su Nature Machine Intelligence da un gruppo di matematici, informatici e cardiologi coordinati da Alejandro Frangi, professore di medicina computazionale alla University of Leeds e dal 2019 membro del comitato per le tecnologie emergenti della Royal Academy of Engineering, e Andres Diaz-Pinto, ricercatore al King’s College London.

Ogni anno in Europa a 11 milioni di persone viene diagnosticata una tra le malattie cardiovascolari, che restano la prima causa di morte nel continente. Circa il 45% del totale dei decessi annuali può essere attribuito a una malattia cardiovascolare, per un totale di 3,8 milioni di morti all’anno. Tra i maggiori fattori di rischio sono stati identificati obesità, dipendenza da fumo e alcol, diabete, ipertensione. Ma il monitoraggio e la prevenzione di queste patologie richiede spesso l’intervento di medici specializzati in cardiologia. Per questo, la possibilità di sfruttare le immagini raccolte dagli oculisti per indirizzare i pazienti verso ulteriori approfondimenti è particolarmente promettente.

Che l’analisi del fondo oculare fosse capace di dare informazioni preziose sullo stato di salute del sistema cardiovascolare era già stato indicato da diversi studi negli ultimi vent’anni. La morfologia e la dimensione dei piccoli vasi sanguigni della retina sono indicatori di malattie vascolari più ampie, comprese le patologie cardiache. Nel 2018, i ricercatori di Google avevano messo a punto una rete neurale profonda, più precisamente una convolutional neural network (CNN), per dedurre a partire dalle immagini dei fondi oculari i principali fattori di rischio delle malattie cardiovascolari, come età, sesso, fumatore/non fumatore, pressione sistolica (massima) e anche l’insorgenza di infarto o ictus nei 5 anni successivi. L’algoritmo era stato sviluppato e testato su diversi database, tra cui quello della UK Biobank, mostrando che l’algoritmo era capace di prevedere l’insorgenza di un evento cardiovascolare maggiore (ictus o infarto) con un’accuratezza di poco inferiore ai sistemi di valutazione del rischio cardiovascolare che si basano solo sulla conoscenza dei fattori di rischio.

Il gruppo di scienziati coordinati da Frangi ha fatto un passo in più, sfruttando anche le informazioni contenute nelle immagini raccolte tramite risonanza magnetica cardiaca. Questo è stato possibile grazie a un particolare tipo di sistema di deep learning, chiamato multi-channel vector autoencoder (mcVAE), che è stato allenato per mettere in relazione le immagini della retina e quelle delle risonanze magnetiche cardiache in un gruppo di circa 5600 partecipanti alla UK Biobank per cui entrambi i tipi di immagine erano disponibili. Il sistema è stato poi sfruttato per dedurre le immagini cardiache a partire dai fondi oculari per quei pazienti per cui le immagini cardiache non erano disponibili. A sviluppare il sofisticato algoritmo è stato il matematico e informatico italiano Marco Lorenzi, ricercatore presso il centro Sophia Antipolis dell’Institut National de recherche en informatique et en automatique (INRIA) in Francia. Continua a leggere su Scienza in rete

 
Spotify Facebook Instagram Twitter YouTube Telegram rss

Aiuta Scienza in Rete a crescere. Il lavoro della redazione, soprattutto in questi momenti di emergenza, è enorme. Attualmente il giornale è interamente sostenuto dall'Editore Zadig, che non ricava alcun utile da questa attività, se non il piacere di fare giornalismo scientifico rigoroso, tempestivo e indipendente. Con il tuo contributo possiamo garantire un futuro a Scienza in Rete.

Sostieni Scienza in rete
 

Ricevi questa email perché hai un'iscrizione attiva alla newsletter di Scienza in rete

Se non vuoi più ricevere la newsletter clicca qui per cancellarti 

Per suggerimenti e commenti scrivi qui