newsletter #47
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L'edizione milanese del
Darwin Day, il 6 febbraio prossimo, è dedicata al problema dell'affidabilità delle notizie, in particolare in ambito scientifico. A moderare l'incontro al Museo di Storia Naturale sarà la giornalista scientifica Sylvie Coyaud. In questa intervista,
realizzata da Giuseppe Nucera, ci racconta cosa vuol
dire essere una cronista della scienza nell'era delle
fake news. Qui il programma completo dell'evento. Nell'immagine
Charles Darwin. Credit: Wallpapertag.
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IL CROWDSOURCING NELLA SCIENZA
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Si chiama ENIGMA (Enhancing NeuroImaging
Genetics through Meta-Analysis) il consorzio di
900 ricercatori provenienti da 39 Paesi fondato
nel 2009 per accelerare la ricerca basata sulle
immagini del cervello ottenute tramite risonanza
magnetica. L'idea dei suoi fondatori è
nata dalla constatazione che il costo dei
macchinari limitava la ricerca in questo
campo a poche dozzine di studi nel mondo, spesso
impedendo di raggiungere statistiche sufficienti
a ottenere risultati robusti. L'esperimento ha
funzionato: a oggi i ricercatori hanno analizzato
le immagini relative a oltre 30 mila persone,
cercando correlazioni tra strutture cerebrali e
genetica in pazienti sani o affetti da patologie
come Alzheimer, Parkinson, schizofrenia,
epilessia e stress post-traumatico. Il passo
successivo è di raccogliere dati
sull'attività del cervello tramite
risonanza magnetica funzionale per cercare di
tracciare dei collegamenti tra caratteristiche
genetiche e strutture cerebrali.
[Science; Giorgia Guglielmi]
Il 12 gennaio scorso è stato annunciato
il primo sistema extrasolare di pianeti scoperto
interamente grazie al crowdsourcing. Denominato
K2-318, il sistema è stato individuato
grazie al contributo degli utenti della progetto
Exoplanet Explorers, ospitato dalla piattaforma
Zooniverse, completamente dedicata alla
crowdsourcing research. Exoplanet
Explorers ha messo a disposizione i dati
raccolti dal telescopio della NASA Kepler durante la
missione K2, relativi a 287309
stelle. Osservando i cambiamenti di
luminosità di queste stelle, i
partecipanti devono decidere se sono
compatibili con il passaggio di un pianeta in
orbita intorno alla stella. Per ottenere un
candidato esopianeta è necessario che almeno
10 persone analizzino le immagini e che
le risposte siano positive nel 90% dei casi. Il
primo risultato è arrivato poche
settimane dopo il lancio del progetto, ad Aprile
2017. Dopo le dovute analisi l'articolo è
stato accettato per la pubblicazione su The
Astronomical Journal.
[Caltech; Lori Dajose]
Le barriere coralline sono minacciate dal
cambiamento climatico, ma le caratteristiche di
questa minaccia possono essere comprese solo
analizzando dati su vasta scala, spaziale e
temporale. Per raggiungere questo risultato
è necessario che i diversi gruppi di
ricerca e agenzie mettano in comune i dati,
stabilendo contemporaneamente delle procedure
comuni in modo da renderli compatibili. Esistono
già diversi casi di campioni di dati
sugli ecosistemi delle barriere coralline resi
pubblici. Uno di questi è quello raccolto
dai subacquei del National Oceanic and Atmospheric
Administration (NOAA) nella zona del Pacifico
centro-occidentale tra il 2010 e il 2017.
[The Conversation; Adel Heenan e Ivor D. Williams]
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GIUSTIZIA ARTIFICIALE
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A quanti anni di carcere condannare
un certo imputato? Trattenere un
sospettato in carcere fino
all'inizio del processo o invece
rilasciarlo su cauzione? Per rispondere a
queste domande, dagli anni '80, i
tribunali americani si fanno aiutare
da una serie di algoritmi, che
calcolano il rischio di
recidiva. Ma le previsioni di
questi algoritmi sono affidabili? I
risultati delle loro valutazioni
sono equi? In un'analisi pubblicata
su Science, un gruppo di data
scientist del Dartmouth College
ha mostrato che uno di questi
algoritmi, COMPAS, non è più
accurato di un essere umano a cui
viene mostrato un profilo del
sospettato. In più conserva gli stessi pregiudizi contro gli afro-americani.
[Scienza in rete; Cristina Da Rold]
A rivelare che l'algoritmo COMPAS penalizza gli
afro-americani era stata un'indagine di
ProPublica, pubblicata nel 2016. I giornalisti avevano ottenuto i
risk score assegnati da COMPAS a oltre
7000 persone arrestate nella contea Broward in
Florida tra il 2013 e il 2014, e avevano poi
controllato quanti di questi erano stati accusati
di nuovi crimini nei due anni
successivi. Ebbene: le previsioni di recidiva
dell’algoritmo sbagliavano in maniera diversa per
bianchi e neri. La percentuale di arrestati che
pur avendo ricevuto un punteggio elevato non
aveva commesso reati nei due anni seguenti
(falsi positivi) era
il 23% tra i bianchi e il 44,9% tra i neri. Al
contrario coloro che, pur avendo ricevuto un
punteggio basso, avevano commesso nuovi reati
(falsi negativi) erano il 47,7% tra i bianchi e il 28% tra i neri. In altre parole l’inchiesta ha svelato che COMPAS sovrastima il rischio di recidiva per i neri e lo sottostima per i bianchi.
[ProPublica; Julia Angwin, Jeff Larson, Surya Mattu e Lauren Kirchner]
La società Northpointe, che ha sviluppato e
commercializzato COMPAS, si era difesa dalle
accuse dicendo che l'algoritmo
aveva la stessa accuratezza (percentuale di
arrestati con punteggio alto che hanno
effettivamente commesso
nuovi crimini) per bianchi e neri,
circa il 60%.
L'inchiesta di ProPublica ha suscitato tuttavia
l'interesse di quattro diversi gruppi di ricercatori
negli Stati Uniti,
che hanno provato a capire se è possibile
"correggere" l'algoritmo in modo che, pur mantenendo
l'accuratezza delle previsioni uguale per
bianchi e neri, non
penalizzi gli afro-americani, produca
cioè percentuali di
falsi positivi uguali nelle due popolazioni.
Tutti e quattro i
gruppi sono giunti alla conclusione che non
è possibile progettare un algoritmo che
rispetti entrambi questi vincoli, perché
le due popolazioni sono
rappresentate in proporzioni diverse nel
campione di dati sugli arresti nella contea di
Broward (i neri vengono
arrestati più dei bianchi). Per
riuscire a risolvere il problema sarebbe
necessario utilizzare strumenti diversi per
bianchi e neri.
[ProPublica; Julia Angwin and Jeff Larson]
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RICERCA E SOCIETÀ
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Il 25 gennaio il Bulletin of the Atomic
Scientists ha annunciato che mancano solo due minuti alla mezzanotte nucleare, 30 secondi meno dello scorso anno.
Due i fattori che hanno pesato di più nella decisione del comitato: la
proliferazione nucleare e lo scarso avanzamento
nella riduzione delle emissioni di gas serra. Ma
a preoccupare gli scienziati è anche la velocità
a cui procede l'avanzamento tecnologico, dalle
armi autonome alla biologia sintetica. Se mal governato, questo progresso potrebbe causare più danni che benefici.
[Scienza in rete; Alessandro Pascolini]
Le ludopatie colpiscono quanto la schizofrenia e l'autismo. Eppure sono raramente oggetto di ricerche scientifiche. In una rassegna pubblicata lo scorso anno, si legge che tra il 1961 e il 2015 sono stati pubblicati solo 29 articoli scientifici in cui il problema delle ludopatie è studiato con una metodologia robusta.
Finora sono stati adottati solo codici di condotta non vincolanti, la cui efficacia non viene quasi mai misurata accuratamente. Infine la ricerca scientifica ha spesso ricevuto finanziamenti dalle industrie coinvolte nel mondo delle scommesse e non dagli Stati.
[Nature; Editorial]
Sarà pubblicato nel mese di febbraio
sulla rivista Personality and Social Psychology
l'articolo, uscito
come preprint a
settembre del 2017,
che mostra come sia
possibile
programmare un
algoritmo in grado
di dedurre
l'orientamento
sessuale analizzando
le foto profilo
degli utenti di un
social network. Autore della
ricerca è lo
psicologo di
Stanford Michal
Kosinski. Il suo articolo
ha già
suscitato molte
critiche,
soprattutto
riguardanti la
conclusione che
la
correlazione tra
caratteristiche
facciali e
orientamento
sessuale possa
essere spiegato dagli ormoni
assorbiti nell'utero
materno. Intervistato
dal giornalista di
Vox Brian Resnick,
Kosinski ha
dichiarato che il
suo obiettivo era
di diffondere
consapevolezza su
quello che i sistemi
di intelligenza
artificiale sono
già in grado
di fare, per poter
progettare delle
strategie di difesa
contro possibili abusi.
[Vox; Brian Resnick]
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