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Cronache della ricerca #253 / 17 febbraio 2023

Cellule staminali neurali per il trattamento della sclerosi multipla
Crediti immagine: Yurui Sun

Questa settimana ci ha portato diverse notizie incoraggianti. Come quella della pubblicazione sulla rivista Nature Medicine dei risultati del primo trial clinico sull’impiego di cellule staminali neurali per il trattamento della sclerosi multipla progressiva, una variante più severa della malattia, a oggi priva di trattamenti efficaci.
I risultati, per quanto preliminari, dimostrano la fattibilità e la sicurezza dell’intervento. Ma l’aspetto più importante è che questo studio modifica il paradigma della medicina rigenerativa secondo cui le cellule staminali agiscono sostituendo le cellule danneggiate. Secondo quanto suggerisce il trial, le cellule staminali trapiantate piuttosto sono in grado di mettere in atto un meccanismo di protezione, supporto e stimolazione dei processi rigenerativi, fino a coinvolgere anche le popolazioni staminali residenti. Le cellule trapiantate, attratte dai segnali infiammatori, migrano fino alla sede del danno e creano un microambiente curativo, che permette alle cellule colpite di riprendersi e ripararsi.
Gianvito Martino, responsabile dello studio e direttore scientifico dell’IRCCS San Raffaele di Milano, Ha commentato: «Noi ci aspettavamo che queste cellule, una volta arrivate nella lesione, si sarebbero trasformate in cellule nervose e avrebbero rimpiazzato le cellule danneggiate, che è un po’ il dogma delle cellule staminali, e invece ci siamo accorti che queste non si differenziavano per nulla, o comunque in una piccolissima percentuale, e rimanevano indifferenziate, rimanevano staminali e producevano delle sostanze neuroprotettive. È cambiato il paradigma».
Per chi è interessato a rinfrescare le sue conoscenze sulle cellule staminali, Camilla Orlandini, che firma l’articolo, presenta anche una sintesi delle loro caratteristiche specifiche e una panoramica sul loro impiego terapeutico negli ultimi anni.

 

Sempre più brevetti per l’uso dell’idrogeno verde. Notizie incoraggianti anche nel campo delle fonti di energia alternative a quelle fossili: l’interesse verso l’impiego dell’idrogeno sta crescendo in diversi settori, in particolare la siderurgia e i trasporti. Lo segnala la crescita dei brevetti che riguardano le tecnologie relative al suo uso. Secondo la International Energy Agency (IEA), l'idrogeno e i suoi derivati ricoprono un ruolo importante nella decarbonizzazione dei settori "hard to abate", in cui le emissioni di anidride carbonica sono difficili da ridurre significativamente, come l'industria pesante, la navigazione, l'aviazione e il trasporto pesante. I brevetti sono il primo segnale di innovazione industriale e consentono un'analisi globale delle tendenze: in questo momento, le tecnologie che riguardano l'idrogeno sono in crescita e l’80% dei brevetti depositati nel 2020 erano motivati dalle preoccupazioni per i cambiamenti climatici. Il numero di brevetti nelle tecnologie emergenti è trainato dall'industria automobilistica: dal 2001, sono stati depositati più brevetti per le applicazioni automobilistiche che per tutti gli altri usi emergenti dell'idrogeno. Ne parla Riccardo Lo Bue.

 

La Corte costituzionale dice sì all'obbligo vaccinale in pandemia per alcune categorie. Con due sentenze depositate il 9 febbraio 2023 la Corte costituzionale ha ritenuto non irragionevoli né sproporzionate le principali scelte adottate in periodo pandemico dal legislatore in merito ai vaccini. In particolare, sono state dichiarate non fondate le questioni di costituzionalità che erano state proposte su tre aspetti: 1) obbligo vaccinale (temporaneo) del personale sanitario; 2) esclusione, in caso di inadempimento dell’obbligo vaccinale e per il tempo della sospensione, della corresponsione di un assegno a carico del datore di lavoro per chi sia stato sospeso; 3) mancata esclusione della necessità di prestare il consenso informato alla vaccinazione. Le motivazioni delle due sentenze sono in buona parte relative alla necessità di trovare il giusto equilibrio tra la libertà di cura e la dimensione collettiva della salute, entrambe garantite dall’art. 32 della Costituzione. Ne scrive Luciano Butti, avvocato e docente presso l’Università di Padova.

 

Ancora forti disparità di genere nelle pubblicazioni scientifiche. L’11 febbraio si è tenuta la Giornata internazionale per le donne e le ragazze nella Scienza, che ha lo scopo di promuovere progetti dedicati a colmare il divario di genere fin dalle scuole e analizzare anche statisticamente la situazione delle donne che si dedicano alla ricerca scientifica. Per quanto riguarda le materie STEM e in generale la ricerca scientifica nei campi delle scienze matematiche, fisiche e naturali, la comunità internazionale si sta impegnando negli ultimi anni in una campagna massiccia di sensibilizzazione sull’argomento. Nonostante questo, in ambito scientifico per le donne è ancora più difficile, rispetto che per i colleghi maschi firmare gli articoli e superare il processo di revisione. Anche le citazioni risultano inferiori per le donne. E i fattori alla base sembrano essere culturali e difficili da eradicare. Ne scrive Chiara D’Errico, analizzando i report della Royal Society of Chemistry e altri documenti.

 

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