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6 aprile 2020
SPECIALE COVID-19
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Mascherina a tutti? Sì! Lombardia e Toscana si sono già attivate per imporre a tutti mascherine o succedanei (qui le istruzioni dei CDC per farsi la mascherina d’emergenza e come pulirla. La ragione non è tanto in prima battuta quella di proteggere se stessi, ma di evitare che i nostri colpi di tosse e starnuti sparino eventuali virus ad altri. E, come per il vaccino, se tutti la indossano, il rischio di scambiarsi microbi cala, anche se non si annulla. Questo ovviamente non deve far dimenticare le altre misure di distanziamento e di igiene. Le polemiche su questa decisione dovrebbero lasciare spazio alle prove crescenti della relativa persistenza in aerosol del virus, che potrebbero far cambiare opinione anche all’Organizzazione Mondiale della sanità. Lo spiegano in questo articolo Francesco Forastiere e Floriano Bonifazi.
Post lockdown: potenziare la prevenzione sul territorio per passare a forme di isolamento selettivo
Fra poco si dovrà passare dall'isolamento generalizzato a quello selettivo. Ma per riuscirci bisognerà avere una grande capacità di sorveglianza territoriale e di test. Per questo - ci racconta Paolo D'Argenio - la prima cosa da fare è riavviare e potenziare la sanità territoriale, a basso costo e alta efficacia. Le reti sul territorio, i programmi di sorveglianza e i dipartimenti di prevenzione ci sono già. Ma vanno rimessi al centro della risposta sanitaria. [Scienza in rete; Paolo D'Argenio]
Test e tamponi da fare insieme
Si sta affermando la linea dell’uso combinato sul territorio di test sierologico e tampone. Il primo per vedere se sono presenti gli anticorpi che rivelano se è in corso o si è fatta la malattia, e il secondo per rivelare se si è negativi, quindi immuni. Nessuno dei due da solo è al momento affidabile, come spiega la virologa dell’istituto Spallanzani di Roma Maria Capobianchi. [Scienza in rete; Cristiana Pulcinelli]

Su forme attive di sorveglianza e l’uso intelligente dei test insiste anche l’epidemiologo dell’Imperial College Paolo Vineis, che richiama anche la necessità di rendere pubblici i dati dell’epidemia per dare il massimo supporto alla ricerca scientifica. [Scienza in rete; Paolo Vineis]
Ossigeno, farmaci e vaccini. Ecco cosa c’è da sapere
È bene conoscere le varie forme di ventilazione e le altre cure per Covid, soprattutto quando si è a casa. Continua a girare la voce che in terapia intensiva i medici escluderebbero gli anziani per far posto ai giovani. Ma poco o nulla si dice dei danni che l'intubazione può fare ai polmoni di soggetti fragili. Queste e molte altre informazioni di medicina pratica e sui farmaci da parte del medico Simonetta Pagliani. [Scienza in rete; Simonetta Pagliani]

Non avremo - se l’avremo - un vaccino prima di un anno. Intanto si moltiplicano le notizie di vaccini che hanno superato i primi test animali, come dimostrazione di efficacia. È il caso del vaccino-cerotto messa a punto da un ricercatore italiano dell’Università di Pittsburgh. [Scienza in rete; Cristiana Pulcinelli]

Per prevenire l’infezione serve la vitamina D? Assolutamente no. Al momento ci sono solo ipotesi ma niente di scientificamente fondato, nonostante gli spacciatori di certezze siano in azione, soprattutto sui video e social. [Scienza in rete; Roberto Da Cas, Giulio Formoso, Emilio Maestri]

E in ospedale che cure vengono somministrate? Lo spiega il direttore dell’istituto Clinico Città Studi di Milano Pasquale Ferrante nell’intervista di Luca Carra. Intanto si elaborano vari scenari per prevedere quanti letti serviranno nelle terapia intensive nei prossimi mesi. [Scienza in rete; Francesco Barone Adesi]

La sperimentazione animale, utilizzata anche per farmaci e vaccini anti Covid, serve eccome. E al momento non esistono alternative, e dove ci sono vengono abbracciate volentieri dai ricercatori. Non è etica? Gli animali utilizzati per la sperimentazione medica sono meno di un millesimo degli animali che vengono macellati per scopi alimentari. Piantiamola con queste ipocrisie. Una lettera di ricercatori a Scienza in Rete. [Scienza in rete; Michele Simonato, Elisabetta Cerbai, Micaela Morelli, Antonio Musarò, Marco Tamietto]

Per un ripasso scientifico su tutti gli aspetti dell’epidemia suggeriamo anche la lettura del Rapporto Covid-19 dell’Accademia Nazionale dei Lincei, riportata integralmente da Scienza in Rete. [Scienza in rete]
Aria inquinata e Covid
La presenza di virus nell’aria rilancia anche la ricerca sulle possibili relazioni fra Covid e inquinamento atmosferico. Improbabile che SARS-Cov-2 possa essere trasportato per lunghi tragitti dal particolato, ma in presenza di alti livelli di inquinamento la trasmissione indoor o in luoghi affollati può essere più efficiente e le polmoniti possono essere più gravi, come per i fumatori. [Scienza in rete; Simona Re, Angelo Facchini, Natascia Brondino, Federico Grazzini, Giorgio Vacchiano, Luca Carra]

Ma adesso grazie al lockdown l’inquinamento è diminuito, giusto? Ni. La riduzione del traffico e delle attività industriali hanno ridotto gli ossidi di azoto, quindi la principale componente gassosa dell’inquinamento, ma non molto quella da particolato (PM2,5 e PM10), che si forma anche dalla conversione di altre sostanze come l’ammoniaca (proveniente principalmente dall’agricoltura) e dal contributo del trasporto di sabbia e particolato anche da zone remote. Qui la situazione piemontese registrata dall’ARPA, con una chiara spiegazione che correla i livelli di inquinamento alla situazione meteorologica. [Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente]
Leggere Covid con le lenti di Darwin può fare la differenza
Alla ricerca scientifica e alle decisioni sull’epidemia manca la dimensione evoluzionistica della malattia e del rapporto virus-ospite-comunità. Questa lacuna porta a insistere su un obiettivo di abbattimento del tasso di contagio irrealistico. Una riflessione filosofica - ma anche pratica - di Gilberto Corbellini. [Scienza in rete; Gilberto Corbellini]

A proposito di evoluzione, abbiamo parlato molte volte delle zoonosi, in cui sono gli animali a passare malattie agli uomini. Ma succede anche l’inverso. Qui un articolo che racconta quando gli untori siamo noi, mettendo a repentaglio la salute di popolazioni di scimmie e altri animali. [Scienza in rete; Laura Scillitani]
Il virus corre in autostrada
Gli ultimi dati indicano un calo dei nuovi contagi che in alcune zone d’Italia sono ormai prossimi allo zero. A mano a mano che i dati si stabilizzano prendono corpo anche analisi sulla distribuzione geografica e sulle linee di propagazione. Giovanni Sebastiani, dell’Istituto per le Applicazioni del Calcolo "Mauro Picone" del CNR, mostra che le città col più alto numero di contagi giacciono sulle maggiori autostrade italiane: sarà importante in futuro poter avere accesso ai dati sulla mobilità delle persone per poter prevedere con largo anticipo la diffusione dell’epidemie e contrastarne lo sviluppo con misure adeguate. [Scienza in rete; Giovanni Sebastiani] Mutazioni coronavirus

Anche il secondo rapporto SISMG (il servizio di sorveglianza rapida della mortalità) aggiornato al 28 marzo ha rilevato un eccesso di mortalità per le città del nord Italia nei primi tre mesi dell'anno. Un eccesso descritto anche nei dati pubblicati dall’ISTAT. Le pubblicazioni ufficiali tuttavia non rispondono alla domanda se ci siano, e quante siano, le morti sommerse causate dal coronavirus. Ha provato a dare una risposta l’Eco di Bergamo, che attraverso un'inchiesta giornalistica ha osservato una grande distanza tra le morti in eccesso e le morti ufficiali per COVID-19 nella bergamasca. Su Scienza in rete abbiamo proposto una verifica limitata alla città di Brescia, dove fino al 28 marzo si sono registrati 330 decessi con un eccesso di 200, ma solo 179 attribuite a COVID-19. Sono esercitazioni imprecise e su piccola scala: l’Italia deve dotarsi di infrastrutture dati più rapide e dettagliate per fornire ai ricercatori tutti gli strumenti per costruire analisi solide, sulle quali sia possibile prendere decisioni efficaci. [Scienza in rete; Sergio Cima]


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