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13 febbraio 2020
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Abbiamo incontrato il direttore di Human Technopole Iain Mattaj, che ci ha raccontato ambizioni e progetti del nuovo centro di ricerca che crescerà nell’ex area Expo, ora ribattezzata Mind. Aperto alla comunità dei ricercatori, HT svilupperà soprattutto ricerche fondamentali di biologia strutturale e computazionale, oncogenomica e neurogenomica. Un centro di analisi di Big Data - cogestito dal Politecnico di Milano - aiuterà a mettere in collegamento dati molecolari ed epidemiologici con informazioni e previsioni socio-economiche e sanitarie. A beneficio dei pazienti della sanità di precisione del futuro.
POLITICA DELLA RICERCA
La ricerca si democratizza e diventa mission oriented: una rivoluzione. II nuovo programma comunitario settennale Horizon Europe, che verrà inaugurato a fine anno, dovrà seguire la logica della ricerca mission-oriented, dovrà coinvolgere i cittadini in round di consultazioni pubbliche e promuovere la citizen science. È la visione che l’economista dell’University College Londra Mariana Mazzucato esprime nel nuovo documento “Governing Mission” articolato in 17 raccomandazioni. Al centro il concetto di “citizen engagement”, “green new deal” e un nuovo concetto di imprenditoria sostenibile. Parallelamente, nel campo della ricerca biomedica si diffonde l’approccio basato sul coinvolgimento attivo dei pazienti (patient engagement), come nel progetto MultiAct coordinato dalla Fondazione italiana sclerosi multipla. [Multiact]
CRONACHE DELLA RICERCA
Lavori in corso su scienza e democrazia. Nel nuovo numero (4) della rivista del Comitato etico della Fondazione Veronesi “The Future of Science and Ethics”, una intera sezione è dedicata ai rapporti fra scienza e politica, con un saggio sull’iniziativa Scienzainparlamento, uno sull’iniziativa Patto trasversale per la scienza, e il saggio “Per una connotazione scientifica della documentazione parlamentare”, di Donatella Di Cesare. Il numero è scaricabile da questo indirizzo. [Fondazione Veronesi]
SALUTE - SPECIALE COVID-2019
Dobbiamo proteggerci anche dall’infodemia da coronavirus. La comparsa, lo scorso gennaio, nella provincia cinese dello Hubei della patologia provocata dal nuovo coronavirus “2019-nCoV” ha letteralmente sconvolto la scena internazionale con un crescendo di informazioni e iniziative assolutamente senza precedenti. Il problema è che questo ci espone a un profluvio di fatti, fattoidi e falsità, cui tutti i sistemi di informazione, reali e virtuali, fanno da immediata cassa di risonanza. Come possiamo eliminare il rischio che informazioni scorrette portino alle peggiori decisioni possibili? L'articolo di Ernesto Carafoli ed Enrico Bucci. [Scienza in rete; Ernesto Carafoli, Enrico Bucci]

L'OMS battezza ufficialmente la malattia causata dal nuovo coronavirus. Si chiama COVID-19 e sta per coronavirus disease in 2019; a differenza di SARS e MERS, quindi, la malattia causata dal nuovo virus non prende il nome dai sintomi che causa. «Avere un nome ufficiale previene l'uso di altre diciture che possono essere inaccurate o stigmatizzanti», ha spiegato Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell'Organizzazione Mondiale della Sanità. Poco dopo la scelta dell'OMS, anche il virus che causa il COVID-19 è stato "battezzato" dall'International Committee on Taxonomy of Virus con il nome di SARS-CoV-2: in un preprint postato su bioRxiv, il gruppo di studio della commissione spiega di aver scelto questa dicitura perché evidenzia le somiglianze del nuovo virus con quello della SARS. [TIME]

Intanto, continua la ricerca per capire quale sia il reservoir del coronavirus. La ricerca dell'animale in grado di trasmettere il nuovo coronavirus alla nostra specie è ancora in corso. Dopo una teoria smentita in breve tempo secondo cui i serpenti potessero essere il reservoir, alcuni studi hanno suggerito che il virus provenga invece dai pipistrelli, in particolare del genere Rhinolopholus (i pipistrelli a ferro di cavallo), e gli esseri umani possano infettarsi con il contatto diretto con un ospite intermedio. In una conferenza stampa, il 7 gennaio, due ricercatori hanno suggerito la possibilità che l'ospite intermedio sia il pangolino: il coronavirus che infetta quest'ultimo avrebbe infatti il 99% di sequenze genetiche condivise con quello umano. I dati, però, non sono ancora stati pubblicati e vanno presi con cautela. [Nature]

Ma il bando al commercio di fauna selvatica in Cina è davvero d'aiuto? A fine gennaio, in Cina è stato temporaneamente sospeso il commercio di fauna selvatica nei mercati (dove gli animali sono spesso tenuti vivi), nei ristoranti e per l'e-commerce, nel tentativo di tenere sotto controllo l'epidemia. Già allora, il segretario generale della China Biodiversity Conservation and Green Development Foundation aveva detto al Guardian: "Il bando temporaneo non è sufficiente (...) Abbiamo avuto malattie simili dovute al traffico di animali selvatici e ne avremo ancora se non lo blocchiamo". Questa settimana, Nature torna sul tema. Da una parte, Zhao-Min Zhou, della China West Normal University, avverte che gran parte del commercio è già illegale, e se dovesse essere di nuovo permesso saranno necessarie misure di controllo molto più severe. Dall'altra, la ricercatrice portoghese Joana Ribeiro sottolinea che il bando totale potrebbe essere controproducente e alimentare il mercato nero: bisognerebbe invece puntare a campagne educative che scoraggino il consumo di alcuni alimenti e credenze culturali. [Nature]

I medici lavorano per identificare la miglior terapia. La Commissione sanitaria nazionale cinese ha pubblicato la quinta edizione delle "Linee guida per la diagnosi e il trattamento dell'infezione del nuovo coronavirus", mentre sul World Journal of Pediatrics è uscito un consensus statement per i casi pediatrici. Ma al momento non è disponibile un farmaco o un vaccino specifico per il trattamento dell'infezione. Come riporta il Guardian, in Cina è in corso un trial con farmaci anti-HIV: i potenziali benefici degli anti-virali già approvati per far fronte all'epidemia sono sottolineati anche in un commento su Nature Drug Discovery. [Nature Drug Discovery]

Uno studio preliminare suggerisce che il nuovo coronavirus non possa passare al feto. Secondo un piccolo studio osservazionale condotto a Wuhan, in Cina, e appena pubblicato su The Lancet, potrebbe non esserci la trasmissione verticale del nuovo coronavirus dalla madre al feto. Gli autori hanno condotto le analisi su nove donne al terzo trimestre di gravidanza e risultate positive per all'infezione del virus, che hanno avuto un parto cesareo. Tuttavia si tratta di risultati preliminari e non restano ben poco chiare le conseguenze dell'infezione contratta nel primo o nel secondo trimestre, né di quelle di un parto vaginale. Come specifica Huixia Yang, co-autore dello studio, «Abbiamo bisogno di continuare a studiare il virus in gruppi di donne incinte più grandi per poterne comprendere gli effetti». [The Lancet]
CRONACHE DELLA RICERCA
La scienza del bene firmata CNR. Essere altruisti rende più felici e quindi conviene, come spiega uno studio condotto dall’Università di Zurigo e dalla Northweatern University di Chicago pubblicato su Nature Communication. Il Consiglio Nazionale delle Ricerche ha quindi deviato un approfondimento sulla “scienza del bene” con l’aiuto dei suoi ricercatori. Scopriamo così che Desireé Quagliarotti dell’Istituto di studi sul Mediterraneo analizza la situazione a “macchia di leopardo” del benessere a livello globale, mentre Domenico Laforenza e Carlo Venturini dell’Istituto di informatica e telematica sottolineano come i maggiori filantropi appartengano al mondo dell'Information Communication Technology e di Internet. Il libro “Il Superdisabile” è invece lo spunto per ricordare ricerche e tecnologie di supporto alla disabilità alle quali il Cnr lavora. Lo storico Roberto Reali ricorda la nascita del premio Nobel, destinato a ricerche che abbiano prodotto particolari benefici per l’umanità. Franco Gambale, ricercatore con una consolidata esperienza in Giappone, ce ne illustra le tante virtù, dall’efficienza dei servizi alla scarsa criminalità. Infine Giacomo Rizzolatti, responsabile dell'Unità di ricerca di Parma dell'Istituto di neuroscienze, spiega il ruolo dei neuroni specchio nel generare l’empatia. [CNR]
PLANET INTELLIGENCE
La prevenzione ci salverà. “I tre debiti che gravano sul bilancio familiare dell’umanità – già, perché noi Homo sapiens formiamo una sola ancorché litigiosa famiglia – sono: 1) quello acceso con la (con il resto della) natura, il debito ambientale; 2) quello acceso all’interno della famiglia stessa, il debito socioeconomico, con le più grande disuguaglianze che la storia della specie abbia mai conosciuto; 3) il debito cognitivo, quello acceso con le nuove tecnologie all’interno dell’infosfera. La sola opportunità per saldare questi debiti, risolvendo almeno in parte i problemi che sollevano è la prevenzione: ovvero la ricerca e la messa in atto di soluzioni globali, preventive e lungimiranti”. Questo secondo Pietro Greco il messaggio del libro “Prevenire. Manifesto per una tecnopolitica”, scritto da Paolo Vineis, Luca Carra e Roberto Cingolani (Einaudi 2020). [Il Bo Live]

La nave italiana che si è spinta più a Sud. Nel corso di un campionamento nel Mare di Ross in Antartide, la rompighiaccio “Laura Bassi” dell’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale (OGS) ha toccato la latitudine 78° 41.1006S, il punto più meridionale della Terra mai raggiunto da una nave italiana. Il precedente primato italiano apparteneva sempre a una nave di ricerca dell’OGS, la “Explora”, mentre il record mondiale è detenuto dalla nave da crociera “The World” che nel 2017 si è spinta a poco più di 1 miglio nautico più a sud. La campagna oceanografica della “Bassi” rientra nell’ambito della 35a spedizione del Programma Nazionale di Ricerche in Antartide (PNRA), finanziato dal Ministero dell’Università e Ricerca e gestito da ENEA e CNR.    [ENEA]
TEMPI MODERNI
Meno CO2 e più PIL. L'anno scorso le emissioni globali di CO2 sono rimaste stabili, con un calo nei paesi ricchi che ha bilanciato l'aumento nei paesi poveri o in via di sviluppo. I dati sono stati pubblicati dall'Agenzia Internazionale per l'Energia. Le emissioni dei principali gas serra prodotti dall'uomo sono rimaste a 33 gigatoni nel 2019. Negli Stati Uniti il un calo del 2,9% grazie alla chiusura delle centrali a carbone e della minore domanda di energia elettrica. In Unione Europea le emissioni sono scese del 5% mentre in Giappone del 4,3%. Nonostante il calo delle emissioni l'economia mondiale è cresciuta del 2,9%. [Agenzia internazionale per l’energia]Emissioni CO2

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