fbpx Atomo: una parola, molti significati | Scienza in rete

Atomo: una parola, molti significati

Primary tabs

Tempo di lettura: 3 mins

L’Ode all’atomo del poeta di origine cilena Pablo Neruda (1904-1973) è fra le liriche che meglio interpretano i contrastanti sentimenti che le conquiste scientifiche e le loro applicazioni suscitano negli uomini contemporanei.
Oltre allo stupore per i traguardi raggiunti e alla speranza di un domani migliore, c’è sempre la paura che qualcuno usi il sapere tecnologico per fare il male. Per questo, dopo aver rievocato la liberazione, a opera dell’uomo, della “piccolissima stella” e pianto sul dramma di Hiroshima, il nostro poeta la implora: “non dar retta ai banditi, concorri invece alla vita, all' agricoltura, soppianta i motori, stimola l' energia, feconda i pianeti”.
L’atomo di Neruda “frutto terribile d’elettrica bellezza” è il protagonista di questo libro scritto dal fisico Martin e dalla giornalista Viola. Nemmeno a loro sfugge il contrasto che traspare dalla definizione del poeta.
Nell’ultimo capitolo, giustamente intitolato “Atomo: una parola, molti significati”, gli autori ricordano un’indagine di alcuni anni fa, secondo la quale “chi sente la parola atomo la associa istintivamente a concetti come pericolo, bomba, radioattività, emergenza”. Evidentemente si tratta di pregiudizi e paure irrazionali perché l’atomo è anche molto altro: energia pulita e abbondante, salute e ricerca. Bisognerebbe allora pensare all’atomo come a qualcosa di per sé né buono né cattivo che va solo maneggiato con cura. Se ci pensate, c’è qualche somiglianza con la parola “chimica”.
Diversi chimici si preoccupano, giustamente, del fatto che la chimica non goda di buona fama, anzi che faccia un po’ di paura a molte persone. Il dizionario delle fobie include, ormai, anche il termine chemofobia e molti s’impegnano per curarla. Anche gli autori di questo libro vorrebbero contribuire a rovesciare l’odierna immagine dell’atomo, dovuta a una combinazione di numerosi fattori. Tra questi, una visione del mondo diversa da quella che prevaleva all’inizio del Novecento e che assegnava al progresso tecnologico un ruolo cruciale nella crescita del benessere economico. A seguire, i gravi incidenti, le guerre e i disastri che hanno ucciso tanti esseri umani e devastato vaste aree ambientali. Per finire, la “mediatizzazione” delle catastrofi e il timore di non dominare più lo sviluppo e le sue conseguenze. Martin e Viola osservano che, come succede in altri settori, “i dati oggettivi contano poco”. Secondo loro “il nucleare da fissione è oggi una delle fonti energetiche più sicure e i punti interrogativi sulla sua sostenibilità non vengono tanto dagli incidenti quanto dal problema delle scorie”.

I primi due capitoli del libro sono di carattere storico. Si parte dall’atomismo degli antichi Greci, poi si passa all’atomismo medioevale , agli alchimisti e al Settecento per finire, con il primo capitolo, all’inizio del Novecento. Nel successivo, attraverso Bohr e Rutherford si sbuca nella meccanica quantistica ossia nella “fine della certezza”. Il terzo capitolo si occupa delle radiazioni elettromagnetiche.  Seguono tre capitoli applicativi: energia, fissione e fusione, medicina, archeologia ecc..

Inevitabilmente, con tanti argomenti da trattare, qualche distrazione era inevitabile ma bisognerebbe correggere l’affermazione, riferita all’effetto fotoelettrico, che “affinché ci sia emissione di elettroni, occorre che la luce sia ultravioletta” (p. 36). E’ evidentemente una svista, dato che l’inserto n.9, cui ci si riferisce successivamente, mostra che, relativamente al potassio, anche la radiazione verde (500 nm) possiede energia sufficiente ad estrarre l’elettrone.

Tornando all’ultimo capitolo, incuriosisce il paragrafo “L’atomo nella letteratura e nei fumetti: dai supereroi a Topolino”. Trascurando per questa volta i fumetti, vale la pena ricordare (e magari rileggere) i numerosi autori che si sono interessati all’atomo. Qualche nome: Goethe, Levi, Svevo, Pascoli, Calvino e il citato Neruda.

In conclusione, pare a chi scrive che gli autori abbiano positivamente superato quelle “difficoltà aggiuntive” legate alla comunicazione di concetti scientifici inerenti l’atomo, le particelle sub-atomiche e le loro proprietà, cui accennano nell’ultimo capitolo. Tutto ciò, forse, si deve alla collaborazione fra uno scienziato e una giornalista, due competenze entrambe necessarie nel campo della divulgazione.


Scienza in rete è un giornale senza pubblicità e aperto a tutti per garantire l’indipendenza dell’informazione e il diritto universale alla cittadinanza scientifica. Contribuisci a dar voce alla ricerca sostenendo Scienza in rete. In questo modo, potrai entrare a far parte della nostra comunità e condividere il nostro percorso. Clicca sul pulsante e scegli liberamente quanto donare! Anche una piccola somma è importante. Se vuoi fare una donazione ricorrente, ci consenti di programmare meglio il nostro lavoro e resti comunque libero di interromperla quando credi.


prossimo articolo

La circolazione oceanica nel Nord Atlantico (AMOC) sta per spegnersi?

Atlantic Meridional overturning Circulation (AMOC)

Negli ultimi anni, varie testate hanno riportato la diminuzione dell'Atlantic Meridional Overturning Circulation (AMOC) nel Nord Atlantico, cruciale per il clima dell'emisfero Nord, avvertendo del rischio che si stia spegnendo. È quanto, in effetti,  suggeriscono alcuni studi recenti, ma c'è disaccordo tra gli esperti: la complessità e l'incertezza dei modelli climatici rendono difficile prevedere con certezza il futuro di AMOC.

Schema delle correnti di AMOC. Crediti: modificato da R. Curry, Woods Hole Oceanographic Institution/Science/USGCRP, Wikimedia Commons. Licenza: CC BY 3.0 DEED

A più riprese negli ultimi anni, testate importanti hanno pubblicato articoli che raccontano come, secondo alcune ricerche, l’intensità della circolazione termoalina nel Nord Atlantico, nota come Atlantic Meridional overturning Circulation (AMOC) sia non solo in diminuzione, ma sia proprio sull’orlo di uno spegnimento totale.