fbpx Il Professor Ricordi non è credibile | Scienza in rete

Il Professor Ricordi non è credibile

Primary tabs

Read time: 6 mins

Il Professore Camillo Ricordi l'ho incontrato una sola volta. Come nella vita anche nella professione non ho nemici da colpire né amici da scusare. Ma i comportamenti pubblici e la coerenza delle azioni dentro e fuori il nostro lavoro sono tutto affinché si possa essere credibili. Ricordi, per me, non lo è. Il suo comportamento pubblico "né pro né contro" una truffa di Stato ai danni dei malati non è scusabile nemmeno (ancor di più direi) se si è un "grosso nome".
Non è comprensibile il suo tentativo di autoaccreditarsi “screditando la scienza e la medicina italiana” come se non fossimo in grado di capire cosa Stamina stia facendo.
Come ho già detto in Commissione Sanità del Senato e da quello che apprendiamo dalla stampa questa storia sembrerebbe esistere non certo perché c’è un "metodo" (che non esiste) o "due improvvisatori" a cui nemmeno uno studente di biologia alle prime armi presterebbe attenzione bensì perché:

  1. Alcuni tra i responsabili della dirigenza sanitaria lombarda e di un ospedale pubblico avrebbero visto nel "non-senso Stamina" una "cura" alla quale sottoporre se stessi e/o i propri congiunti a carico del nostro Servizio Sanitario Nazionale.
    Le prove non c’erano e tanto meno le approvazioni nazionali ma di fronte alla malattia del proprio caro, come dire di no? Così, invece di andare in un sottoscala di Torino, a San Marino o chissà in quale paese dell'Est, il "non-senso" medico pare sia potuto entrare in un ospedale pubblico italiano. Se vi siano stati illeciti e abusi dietro a questo ingresso, quale sia stato il ruolo della dirigenza sanitaria regionale e locale, del comitato etico locale, quali consensi informati siano stati firmati e da chi, se vi siano state e quali formali autorizzazioni a effettuare queste infusioni a Brescia, come l'Ordine dei Medici (quale? locale, nazionale?) e come i medici di un ospedale pubblico abbiano potuto tollerare l'iniezione di preparati ignoti effettuate nelle proprie corsie (che fossero ignoti lo ha confermato la dirigenza dell'ospedale poche settimane fa) dovrà essere chiarito.
  2. Prima di entrare in un ospedale pubblico i malati versavano ingenti cifre a Stamina Fondation.
    I responsabili della Fondazione hanno spiegato che “solo alcuni pagavano 30 o 50 mila euro altri che non potevano no. Quelli che potevano pagavano per gli altri”. Ma lo sapevano? Dopo l'ingresso di Stamina nell'ospedale pubblico questi costi sono passati a carico dello Stato. Quindi chiunque sia stato trattato presso Brescia, presunti congiunti o dirigenti della Sanità pubblica inclusi, non ha speso un euro.
    Ha pagato lo Stato, lo stesso che non ha soldi per comperare garze e siringhe per gli ospedali che somministrano cure certificate.
  3. C’è stato un silenzio assordante da parte di un importante ospedale pubblico del nord Italia, con i suoi rinomati medici. Solo pochi di loro hanno parzialmente alzato la voce dissociandosi. Cosa abbia reso possibile questa ipnosi collettiva di una parte così solida della medicina italiana andrà capito e ciascun medico, ciascun ente avrà il dovere morale e professionale di contribuire a questo chiarimento. Rimane il dato di fatto che nell'ospedale di Brescia un laureato in lettere “digitava i codici di accesso all’ospedale” e firmava persino certificati che testimoniavano l'assenza di patogeni nei preparati Stamina.
  4. Nonostante l'intervento dell'AIFA a maggio 2012 con una ordinanza di blocco che è un capolavoro di competenza, andando "contro" per tutelare i malati da raggiri e abusi, nessuno ha dato seguito, come avviene per casi meno gravi negli Stati Uniti e in Germania, all'espulsione di Stamina dall'ospedale, dallo Stato, dal Mondo. 
  5. I malati spinti da Stamina si sono rivolti ai tribunali. I giudici ordinano di somministare "la cura che non c'è" riconoscendo il diritto a essere curati "anche se la cura non c'è". Questa decisione è stata presa tenendo in considerazione prescrizioni mediche "illegali". Sono state autorizzate "cure" ,infatti, che si basano su requisiti e autorizzazioni redatte dalla stessa Stamina Foundation. Intanto Ezio Belleri, commissario straordinario di Brescia, capisce che qualcosa non va e ordina lo stop: annulla/non rinnova la convenzione con Stamina. Ma nulla o solo poco di più. (come possono i giudici non comprendere che Stamina non ha nemmeno i requisiti di legge per aderire al DM Turco Fazio 2006 o a quello del 2003 sulle "cure compassionevoli"?)
  6. La politica ha guardato altrove. Non è il suo campo e non sa ancora riferirsi ai professionisti che ha a disposizione nel Paese. C’è stato un terrificante decreto Balduzzi nel marzo 2013, poi un'azione del Parlamento, con la Camera dei Deputati intervenuta per rimediare a un grave errore peggiorativo del decreto introdotto da un Senato di neonomina e non pronto a studiare le carte che qualcuno gli aveva messo sul tavolo arruffate apposta per confonderlo. Si arriva al maggio 2013, con l'approvazione della legge per la sperimentazione di Stato del "nulla". Poi un ministro coraggioso, Beatrice Lorenzin, interpella la sua commissione di scienziati e medici che le danno lo stop. Tutto il mondo sapeva che in quei preparati c'era sabbia o fisiologica (che paghiamo noi, incluso gli aerei di stato che trasportano malati da un capo all'altro per inutili carotaggi di cellule che fanno osso per convertirle in inesistenti neuroni). L'Italia sembra formalmente salva anche se i giudici “continuano a fare il loro lavoro” nel prescrivere la "cura che non c’è". A questo punti interviene il TAR del Lazio che ritiene non imparziali gli esperti della Commissione Lorenzin. Si deve rifare. Sembra proprio che ci sia qualcuno che la sperimentazione di Stato del "nulla" la vuole proprio fare. Ci saranno mica spinte politiche dietro? E sì che persino il laureato in lettere che ha “inventato il metodo" (plagiato e falsificato dalla “scienza” russa) quando lo consegnò al Ministero della Salute lo scorso agosto ottenendone la segretazione (perché? era già noto, bastava leggere le tre pagine a cui l'ufficio brevetti americano aveva da tempo risposto che non c'era nessuno metodo lì dentro, solo cellule morte)  disse che non era da sperimentare e che l'Italia doveva risparmiarsi quei 3 milioni. Così come spiegò che la SMA (malattia bandiera della "cura" Stamina e di un programma televisivo proStamina) non doveva essere inclusa nella sperimentazione del suo "metodo" perché era una malattia così variabile da rendere impossibile in (ben!!) 18 mesi di trattamento osservare alcun beneficio.
  7. Poi interviene un professore di Miami, un diabetologo, un nome, ma non nell'ambito neuronale e neurologico. Le sue dichiarazioni sul caso Stamina dovrebbero sconcertare l'intero mondo accademico, scientifico e medico italiano. In una situazione già così complessa, Ricordi si dice "né pro né contro" un ciarlatano che afferma di trasformare "scarpe in polli" semplicemente mettendoci del prezzemolo per 2 ore. Poi precisa che se anche non si forma in vitro la scarpa si può trasformare in pollo in vivo. Ricordi interviene in un varietà televisivo e, parlando di Stamina, allude alla scienza incompresa di Galileo e Copernico. Parlando della sperimentazione clinica bloccata dalla Lorenzin (con il laureato in lettere Vannoni d'accordo nel fermarla) dice che è “criminale non farla e in fondo 3 milioni” non suoi “non sono niente”. Da diabetologo, le sue dichiarazioni sul “metodo Stamina” se “si fanno neuroni quando, come, in vitro, in vivo da cellule mesenchimali”, rilasciate a La Stampa, sconcertano.

Ricordi non è credibile nelle sue posizioni su Stamina e sta facendo danni all'Italia. 

Articoli correlati

Scienza in rete è un giornale senza pubblicità e aperto a tutti per garantire l’indipendenza dell’informazione e il diritto universale alla cittadinanza scientifica. Contribuisci a dar voce alla ricerca sostenendo Scienza in rete. In questo modo, potrai entrare a far parte della nostra comunità e condividere il nostro percorso. Clicca sul pulsante e scegli liberamente quanto donare! Anche una piccola somma è importante. Se vuoi fare una donazione ricorrente, ci consenti di programmare meglio il nostro lavoro e resti comunque libero di interromperla quando credi.


prossimo articolo

Intelligenza artificiale ed educazione: la ricerca di un incontro

Formazione ed educazione devono oggi fare i conti con l'IA, soprattutto con le intelligenze artificiali generative, algoritmi in grado di creare autonomamente testi, immagini e suoni, le cui implicazioni per la didattica sono immense. Ne parliamo con Paolo Bonafede, ricercatore in filosofia dell’educazione presso l’Università di Trento.

Crediti immagine: Kenny Eliason/Unsplash

Se ne parla forse troppo poco, almeno rispetto ad altri ambiti applicativi dell’intelligenza artificiale. Eppure, quello del rapporto fra AI ed educazione è forse il tema più trasversale all’intera società: non solo nell’apprendimento scolastico ma in ogni ambito, la formazione delle persone deve fare i conti con le possibilità aperte dall’IA.