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La scienza carioca

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Rio de Janeiro ha battuto Chicago nella «battaglia delle Olimpiadi». E alcuni hanno visto nella gioia di Lula e nel magone di Obama qualcosa di più di una mera notizia sportiva: un segno che il Brasile sta entrando di forza nel novero dei paesi che contano.

Anche in campo scientifico il Brasile è, con Cina e India, una potenza emergente. Lo confermano i dati pubblicati nei giorni scorsi dall'Ufficio Statistico dell'Unesco. Nel 2007 il paese sudamericano ha investito in ricerca e sviluppo l'equivalente di 17,3 miliardi di dollari, pari all'1,02 del Prodotto interno lordo: poco meno dell'Italia sia in termini assoluti: il nostro paese nel 2007 ha investito in R&S una cifra corrispondente a 19,6 miliardi di dollari, pari all'1,11% del Pil. Ma il Brasile può contare, ormai, su un numero di ricercatori davvero significativo: oltre 118.000 (l'Italia ne ha 30.000 in meno). Questi ricercatori sono pari all'1,7% del totale mondiale e, poiché producono quasi il 2% dei lavori scientifici pubblicati sul pianeta, si tratta di ricercatori più produttivi della media.

Ma ciò che conta non sono solo i traguardi raggiunti, che - lo ripetiamo - sono ormai piuttosto ragguardevoli. Ma la velocità del cambiamento. In cinque anni, dal 2002 al 2007, il Brasile ha incrementato gli investimenti del 43,0% (contro una media dei paesi OCSE del 33%) e ha aumentato il numero di ricercatori del 64,8% (da 71.800 a 118.300), contro un incremento del 13,8% in area OCSE. Il numero dei lavori scientifici pubblicati in Brasile è triplicato rispetto al 1995. Con questi ritmi il Brasile non solo supererà l'Italia, ma raggiungerà presto gli standard medi europei.        

La ricerca pubblica, col 51% della spesa totale, è ancora prevalente su quella delle imprese. Tuttavia il Brasile ha una notevole capacità di attrarre imprese straniere (il 60% dei brevetti brasiliani è prodotto da ricercatori non residenti) e una crescente vocazione per l'alta tecnologia: un terzo delle imprese brasiliane con più di 10 dipendenti, secondo gli esperti dell'OCSE, stanno sviluppando innovazioni di prodotto. E un'impresa su cinque tra quella che sviluppano innovazioni di prodotto, ha iniziato a farlo tra il 2003 e il 2005.

Non tutto funziona a dovere, ovviamente. Il numero di ricercatori rispetto al totale dei lavoratori è ancora modesto, rispetto ai grandi paesi industrializzati, e solo il 10,7% dei laureati ha una laurea in una disciplina scientifica o in ingegneria. Tuttavia il governo ha posto la capacità di innovazione tra i primi tre grandi obiettivi di cambiamento in Brasile e nel 2007 ha varato un piano quadriennale per cercare di innovare. I settori strategici sono le biotecnologie, le nanotecnologie, l'informatica, l'energia, la lotta ai cambiamenti climatici, l'Amazzonia e lo sviluppo sociale.

Come la Cina e come l'India anche il Brasile è, dunque, un paese a economia emergente che punta sulla ricerca per recuperare il gap rispetto ai paesi a economia sviluppata. E insieme a India e Cina si sta ponendo come interlocutore primario dei paesi del Sud del mondo. In Africa, per esempio, Brasile, India e Cina hanno presentato un programma congiunto per la formazione post-laurea di giovani provenienti dal continente nero. Un ulteriore segno che nel mondo la geopolitica della ricerca sta rapidamente cambiando.

Tabella 1 | I numeri della ricerca in alcuni paesi anno 2007 (Fonte: UNESCO, 2009)

 BrasileIndiaCinaUsaItalia
Ricercatori118.296154.8271.423.2801.425.55088.430
Ricercatori per milione di abitanti6291371.0714.6631.499
Spesa in R&S in miliardi di $ a PPP17,324,8104,9368,819,4
Spesa in R&S in % sul Pil1,020,801,492,671,14

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