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Il Bosone vince il Nobel per la Fisica 2013

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I padri della “particella di Dio”, l'inglese Peter Higgs, 84 anni, e il belga François Englert, hanno vinto il Premio Nobel per la Fisica 2013.
L'Accademia reale svedese delle Scienze, dopo un’insolita attesa, ha deciso di premiare i due scienziati per “la teorica scoperta di un meccanismo che contribuisce a capire l’origine della massa delle particelle subatomiche, e che è stata recentemente confermata attraverso la scoperta della prevista particella fondamentale, dagli esperimenti Atlas e Cms del Large Hadron Collider del CERN di Ginevra”.
Il meccanismo descritto da Higgs e Englert è parte centrale del Modello Standard della fisica delle particelle che descrive come il mondo è costruito. Il Modello Standard è una teoria che descrive i componenti primi della materia e le loro interazioni; solo tre delle quattro forze fondamentali osservate in natura sono di fatto considerate dal modello: l'interazione elettromagnetica, quella debole (unificate nella cosiddetta interazione elettrodebole) e l'interazione forte. A partire dai primi anni Sessanta, Higgs e Englert in maniera indipendente (insieme al collega ora deceduto Robert Brout ) con l’ausilio di altri fisici proposero un sistema per integrare le equazioni del modello standard, rendendole compatibili con il fatto che le particelle elementari hanno una massa. Questa integrazione è chiamata “meccanismo di Higgs” e ha consentito ai ricercatori di approfondire le loro conoscenze sulla materia, formulando diverse previsioni anche sulla massa della particella più pesante fino a ora conosciuta, il top quark. Il 4 luglio 2012, presso il laboratorio CERN per la fisica delle particelle, la teoria è stata confermata. Grazie, infatti, al lavoro di migliaia di fisici provenienti da tutto il mondo e alla costruzione del più grande e costoso strumento scientifico mai realizzato, l'acceleratore Large Hadron Collider (Lhc) Il bosone di Higgs è stato osservato per la prima volta negli esperimenti Atlas e Cms, dati confermati ufficialmente il 6 marzo del 2013. Basandosi sull’ipotesi che i bosoni di Higgs compaiano e scompaiano, i fisici teorici si erano infatti convinti che fosse possibile con un esperimento scientifico creare e distruggere bosoni. È stato questo uno dei compiti principali svolti dall’Lhc del Cern di Ginevra: i fisici ritenevano che l’energia scambiata da due protoni che si scontrano frontalmente alla velocità della luce avrebbe potuto portare alla creazione di bosoni di Higgs). Il bosone di Higgs, una volta prodotto, si disintegra immediatamente in coppie di particelle che però i fisici sanno riconoscere: l’individuazione di queste particelle è stata la prova definitiva che il bosone di Higgs non è solo una supposizione teorica e che è stato aggiunto un altro mattone fondamentale alla nostra conoscenza dell’Universo. "Cinquant’anni di ricerca per una grande scoperta in cui il passo definitivo l'hanno fatto gli esperimenti ATLAS e CMS", ha spiegato Fernando Ferroni, presidente dell'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare. Esperimenti che hanno avuto una guida italiana: "Sono molto soddisfatta ed emozionata. Questa assegnazione premia la teoria sul Bosone di Higgs, il meccanismo Brut-Englert-Higgs, ma premia di conseguenza anche la scoperta sperimentale e le migliaia di scienziati che ne sono protagonisti, tra i quali vi sono moltissimi italiani”, ha detto Fabiola Gianotti responsabile dell'esperimento Atlas. Per Guido Tonelli, spokesperson emerito della collaborazione CMS, è un Nobel che premia non solo “quei ragazzi che nel ’64 hanno fatto la scoperta teorica e che in qualche modo sia premiata l’intera l’organizzazione che è stata protagonista della scoperta, anche sperimentale”.

Autori: 
Nobel per la Fisica

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centrale geotermica di Nesjavellir in Islanda

L'estrazione geotermica dal sottosuolo richiede—a volte—una stimolazione, che consiste nell'iniettare dei fluidi nella crosta terrestre per renderla più permeabile. Questa procedura può causare terremoti a volte rilevanti. Un gruppo di ricercatori ha messo a punto un algoritmo di machine learning che prevede l'aumento di permeabilità ottenuto a partire dalla magnitudo dei terremoti indotti. Lo ha fatto sfruttando i dati raccolti da due esperimenti negli Stati Uniti e ne sta testando la validità anche in altri siti. L'algoritmo potrebbe diventare uno strumento per la selezione dei siti più adatti per sistemi geotermali migliorati e per la loro ottimizzazione. Inoltre, poter prevedere la sismicità indotta potrebbe aumentare l'accettabilità sociale di questi stabilimenti.

Nell'immagine di copertina: la centrale geotermica di Nesjavellir in Islanda. Credit: Scott Ableman (CC BY-NC-ND 2.0).

Nel 2006 la centrale geotermica costruita da Geopower Basel, nella zona industriale di Basilea fu costretta a chiudere. La stimolazione idraulica del sottosuolo aveva infatti causato un terremoto di magnitudo 3,4 in una zona sismicamente silenziosa, provocando danni agli edifici e spaventando la popolazione. La zona era particolarmente favorevole per una centrale del genere.