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4 ottobre 2018
a cura di Chiara Sabelli
Operatori sanitari ne&ogravella provincia nordorientale del North Kivu, nella Repubblica Democratica delCongo. Credit: WHO / Tedros Adhanom Ghebreyesus / Twitter.
Giovedì scorso la World Health Organization ha alzato il livello di allerta sull'epidemia di Ebola in corso nella Repubblica Democratica del Congo, precisamente nella provincia nordorientale del North Kivu, al confine con Ruanda e Uganda. L'elemento che rende incerto l'esito di questa epidemia, che dal primo agosto ha già causato 104 morti, è la guerra che da anni affligge la zona. Gli scontri tra i gruppi armati delle Allied Democratic Forces e l'esercito della RDC ha costretto gli operatori sanitari ha interrompere le loro attività nella città di Beni, dove 33 persone sono state infettate dal virus Ebola. L'instabilità dovuta alla guerra ha inoltre reso la popolazione più diffidente del normale, spingedola a rifiutare le cure offerte e a non presentarsi ai centri di assistenza. A far salire il livello dell'allerta è stata la registrazione di un nuovo caso nella città di Tchomia, al confine con l'Uganda, e ben 50 chilometri a nord di Beni, segno che il virus si sta spostando. Se il contagio interessasse i Paesi vicini, l'epidemia potrebbe sfuggire dal controllo delle organizzazioni sanitarie e assumere le proporzioni di quella del 2014/2015 che causò migliaia di vittime. La differenza è che oggi esiste un vaccino sperimentale contro la malattia, che si è ormai rivelato estremamente efficace. Sarà cruciale però riuscire a somministrarlo a tutte le persone che potrebbero essere entrate in contatto con il virus. Credit: WHO / Tedros Adhanom Ghebreyesus / Twitter.
LA FISICA E LE DONNE
Il Nobel per la fisica è stato assegnato quest'anno a tre scienziati, tra cui una donna, che hanno dato contributi fondamentali alla fisica dei laser: lo statunitense Arthur Ashkin, il francese Gérard Mourou e la canadese Donna Strickland. Ashkin, oggi 96 anni, sviluppò tra gli anni '70 e '80 i cosiddetti optical tweezers, una sorta di "pinzette ottiche", in grado di intrappolare e manovrare oggetti piccoli quanto atomi. Si sono rivelati fondamentali nello studio dei DNA e dei virus, sono alla base di orologi atomici super precisi e in generale hanno aperto i nostri occhi sul mondo microscopico. Mourou e Strickland hanno ricevuto il premio per aver messo a punto una tecnica, oggi chiamata chirped pulse amplification (CPA), in grado di restituire impulsi laser ultra corti di alta intensità. La CPA ha applicazioni in numerosi campi, dalla chirurgia dell'occhio, all'elettronica, alla diagnostica medica e più in generale nella biologia, nella chimica e nella scienza dei materiali. La CPA venne sviluppata dai due scienziati alla fine degli anni '80 presso la University of Rochester, dove Strickland stava svolgendo il suo dottorato sotto la supervisione di Mourou. Ha fatto discutere il fatto che oggi Strickland, terza donna nella storia a ricevere il premio Nobel per la fisica dopo Marie Curie (1903) e Maria Goeppert-Mayer (1963), è "solo" associate professor alla University of Waterloo. [Quantamagazine; Michael Moyer e Natalie Wolchover]

La notizia della terza donna nella storia premiata con un Nobel per la fisica arriva il giorno dopo la sospensione del fisico Alessandro Strumia dal CERN, per aver tenuto un seminario giudicato sessista e offensivo venerdì scorso, durante il workshop "High Energy Physics and gender". Strumia ha presentato dati e statistiche estratti dal più grande archivio di articoli scientifici nel campo delle alte energie (INSPIRE), per mettere a confronto due teorie. La prima, da lui definita MAINSTREAM, è quella che sostiene che esista una discriminazione contro le donne nel campo delle alte energie, la seconda, denominata CONSERVATIVE, afferma invece che non ci sia simmetria tra uomini e donne in questa area della fisica (gli uomini sono più capaci delle donne o, peggio ancora, più "portati per" questo tipo di studi) e dunque che non si debba aspirare alla parità tra i due sessi. I dati, principalmente il numero di citazioni, presentati da Strumia hanno confutato la prima teoria e convalidato la seconda, dimostrando inoltre che se una discriminazione esiste questa avrebbe finora penalizzato gli uomini e non le donne. Nelle sue slide, ancora disponibili qui, Strumia ha scritto frasi come "Physics invented and built by men, it’s not by invitation." e "Curie etc. welcomed after showing what they can do, got Nobels...". Inoltre ha affermato di essere stato lui stesso vittima di discriminazione nel concorso per una posizione nell'INFN, secondo lui ingiustamente assegnata a una donna da una commissione presieduta da una donna. Nel suo comunicato il CERN, guidato dalla fisica Fabiola Gianotti, ha definito la presentazione di Strumia inaccettabile e contraria al codice di condotta del Centro. [The Guardian; Angela Giuffrida e Mattha Busbyn]

Tra le persone presenti al seminario di Strumia c'era Jessica Wade, post doc all'Imperial College, che ha espresso il suo dissenso prima in aula e poi su Twitter, sottolineando come il fisico abbia utilizzato i dati in maniera scorretta per sostenere la sua tesi (ad esempio usando il numero di citazioni come misura della bravura degli scienziati) e ha suggerito al fisico italiano di leggere il libro "Inferior. How Science Got Women Wrong and The New Research That's Rewritting the Story", scritto lo scorso anno dalla giornalista scientifica Angela Saini. Saini espone i risultati di studi sociologi condotti all'interno della comunità scientifica per mostrare come questa abbia considerato e consideri ancora le donne come un gruppo "inferiore". La discriminazione riguarderebbe le assunzioni, ma anche il salario di partenza e le possibilità di carriera. E le donne non sarebbero meno "maschiliste" degli uomini, ma anzi soffrirebbero dello stesso bias. [Independent; Chantal Da Silva]

LA DIFFICILE TRANSIZIONE ALL'OPEN ACCESS
L'annuncio di un ambizioso (e imminente) piano di transizione all'Open Access da parte di un consorzio di 12 agenzie nazionali di finanziamento della ricerca all'inizio di settembre lascia ben sperare, ma il sistema da rivoluzionare è ben radicato nelle pratiche della comunità scientifica e gli interessi privati incredibilmente grandi. Le case editrici scientifiche hanno margini di profitto che raggiungono il 40% sfruttando un "bizzarro" modello di business, che gli analisti hanno definito "triple pay mechanism". Gli Stati di fatto pagano tre volte gli articoli prodotti dai loro scienziati: la prima volta attraverso lo stipendio degli autori che inviano gratuitamente i loro articoli per la pubblicazione, la seconda volta quando i ricercatori, sempre a titolo gratuito, eseguono il lavoro di revisione, la terza quando pagano l'accesso ai contenuti elettronici. Ma le metriche di valutazione basate sul numero e sull'impatto delle pubblicazioni legano i ricercatori a queste riviste che sfruttano un sistema di monopolio per aumentare continuamente i prezzi di sottoscrizione. Nella transizione all'Open Access le università si vedrebbero poi costrette a pagare contemporaneamente le commissioni per l'accesso e quelle per la pubblicazione in OA. I boicottaggi nei confronti dei colossi dell'editoria scientifica, primo fra tutti Elsevier, organizzati sia a livello istituzionale che individuale (con esperienze come Sci-Hub), non sono state finora sufficienti a portare e a termine questa rivoluzione. [Scienza in rete; Chiara Sabelli]

Secondo John Holmwood, sociologo alla University of Nottingham, la transizione all'Open Access sta privilegiando gli interessi privati, sfruttando però l'idea che sia per il bene comune. L'impegno politico sull'Open Access sarebbe più che altro motivato dalla necessità di accelerare la trasmissione di conoscenza tra l'accademia e l'industria e dunque ottenere più rapidamente il ritorno sull'investimento fatto in ricerca. Ma questo ritorno non sarebbe poi distribuito tra i contribuenti che la hanno, di fatto, finanziata. Inoltre il modello di Open Access proposto privilegia il consumo della ricerca rispetto alla sua produzione. Se infatti sarà necessario pagare per pubblicare in Open Access, i ricercatori dei Paesi più poveri potranno sì consultare liberamente i risultati prodotti dai loro colleghi dei Paesi ricchi, ma difficilmente riusciranno a pubblicare i propri lavori su quelle stesse riviste. In altre parole si passerebbe da un modello global open access to publish a uno global open access to read. [LSE Impact Blog; John Holmwood]

RICERCA E SOCIETÀ
Il Ministro Bussetti ha annunciato il 26 settembre la nascita di un'agenzia nazionale per la ricerca, che metta a sistema tutte le realtà scientifiche italiane, facendo riferimento alla proposta che il Gruppo 2003 sostiene da anni. Ma l'agenzia promossa dal Gruppo 2003 avrebbe caratteristiche diverse rispetto a quelle prospettate dal ministro. Il Gruppo ha proposto un'agenzia che abbia da una parte competenze politiche, come la scelta delle priorità e dell’allocazione delle risorse globali e di ciascun settore, dall'altra competenze esecutive, come identificare le modalità con cui dare una risposta agli indirizzi del Governo, valutando l’appropriatezza delle risorse messe a disposizione e segnalando i punti di forza e di debolezza della ricerca nel Paese. [Scienza in rete; Gruppo 2003]

Il premio Nobel per la fisiologia o la Medicina è stato assegnato lunedì a James Allison e Tasuku Honjo, per aver sfruttato il sistema immunitario per attaccare e far recedere i tumori. Allison e Honjo hanno scoperto due diverse proteine, la CTLA-4 e la PD-1, che agiscono come un freno sul sistema immunitario, impedendogli di attivarsi contro il cancro. Nei primi anni '90 i due scienziati sono riusciti a dimostrare come, intervenendo su questi "freni", sia possibile spingere il sistema immunitario ad attaccare e distruggere le cellule tumorali. Inizialmente le case farmaceutiche hanno opposto resistenza a questo tipo di terapie, considerate così diverse rispetto al paradigma di cura del cancro (chirurgia, radiazioni, chemioterapia). È stato grazie a una piccola società, la Medarex, che l'immunoterapia ha raggiunto i pazienti oncologici. Il primo farmaco basato su questi meccanismi è stato approvato nel 2011 rivelandosi incredibilmente efficace nella cura di alcuni tumori, anche metastatici. [Science; Gretchen Vogel, Jennifer Couzin-Frankel, Dennis Normile]

Il premio Nobel per la chimica è andato a Frances H Arnold, quinta donna a ricevere questo riconoscimento, George P Smith e Gregory P Winter, per aver sfruttato i meccanismi dell'evoluzione nello sviluppo di proteine utilizzate in biocarburanti e farmaci. Arnold, del California Institute of Technology, ha ricevuto metà del premio per il suo lavoro sugli enzimi, i catalizzatori delle reazioni chimiche. La scienziata identificò una serie di mutazioni utili per far funzionare gli enzimi in ambienti "industriali", ad esempio all'interno di un solvente, riducendo così l'utilizzo di catalizzatori tossici. Smith e Winter, invece, sono stati premiati per aver utilizzato i fagi, un tipo di virus in grado di infettare i batteri, per studiare quali sono le proteine espresse da certi geni. Winter ha poi osservato che intervenendo geneticamente sui fagi è possibile produrre una serie di anticorpi, che appaiono sulla superficie del virus stesso. Questo meccanismo è alla base di farmaci contro le malattie più diverse, da alcuni tipi di tumore alle patologie autoimmuni. [The Guardian; Nicola Davis]


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