newsletter #66
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In alcuni Paesi l'epidemia di AIDS è molto lontana dalla sua conclusione. In un
reportage prodotto da PBS e
Science, il giornalista Jon Cohen ha visitato tre Paesi
che sono più in difficoltà nell'adottare le misure sanitarie ormai consolidate per contenere l'infezione e la degenerazione in malattia: Nigeria, Russia e Florida.
Gli ostacoli sono di diversa natura. Prima di tutto culturale, come in Nigeria dove si verifica quasi il 25% delle trasmissioni madre-figlio perché la maggior parte delle donne non entra mai in contatto con le strutture sanitarie durante la gravidanza.
Sono invece di tipo politico e organizzativo i problemi della Russia, dove solo un terzo delle persone che ne avrebbero bisogno riceve i farmaci antiretrovirali dallo Stato.
Infine la Florida, dove gli impedimenti sono di natura linguistica,
data la numerosità della comunità Haitiana che parla
solo la lingua creola, ma anche sociale, data l'alta
concentrazione di senza-tetto e
tossicodipendenti. Nell'immagine: un'operatrice
sanitaria del Kawale Health Center in Malawi, informa
Katie, una giovane madre sieropositiva, riguardo
l'importanza di riprendere la terapia antiretrovirale. Credit: USAID / Flickr. Licenza: CC BY-NC-ND 2.0.
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FAKE HEALTH NEWS
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Analizzando le informazioni più
condivise sui
social network riguardo il virus Zika tra
febbraio 2016 e gennaio 2017, un gruppo di
ricercatori ha trovato che il 60% erano diffuse
da media cosiddetti alternativi (che
mancano cioè del processo di revisione
dei giornali stampati). Il numero medio di
condivisioni di queste notizie è stato di
44 773 contro le 9 656 di quelle
diffuse da organizzazioni scientifiche. I
risultati sono stati pubblicati sull'American
Journal of Health Education da un gruppo di
scienziati della University of South
Florida. Questa distorsione non è priva
di conseguenze, soprattutto quando si sta gestendo
un'emergenza sanitaria. La speranza è che gli educatori
e i comunicatori possano cercare di imparare da
questo tipo di
analisi e portare l'attenzione dei cittadini
sulle questioni più trascurate e
mistificate.
[Nieman Journalism Lab at Harvard; Laura Hazard Owen]
Il 13 giugno il New
England Journal of
Medicine ha
pubblicato la nuova
versione di un
articolo, risalente
al 2013, che
descriveva i
risultati di uno
studio clinico sugli
effetti della dieta
mediterranea sulle
malattie
cardiovascolari. Il
problema stava
nell'assegnazione
dei partecipanti ai
gruppi di controllo
e di trattamento:
non era
completamente random
come dichiarato. È
questo l'effetto
della procedura di
revisione intrapresa
dalla rivista medica
dopo che
l'anestesista John
Carlisle aveva
pubblicato nel 2017
un articolo in cui
analizzava oltre 5000 studi clinici pubblicati su otto riviste mediche. In alcuni di questi Carlisle aveva rilevato dei difetti statistici.
L'esperienza ha spinto il direttore del NEJM a organizzare corsi di statistica per i suoi editor e intensificare i controlli statistici sui manoscritti.
[Science;
Jennifer Couzin-Frankel]
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MEDIORIENTE
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Nei territori palestinesi a
sudovest di Hebron l'importazione di
rifiuti elettronici da Israele e la
loro combustione per ricavare
metalli rivendibili è oggi
una nicchia di mercato importante per
l'economia della
regione. È sempre Israele
a riacquistare i metalli e
rivenderli a prezzi maggiori in
Europa e Cina. Agli inizi degli anni
2000 Israele
costruì delle barriere di
cemento armato lungo il confine con
il governatorato di
Hebron, controllato
dall'autorità palestinese e
molti abitanti dei villaggi della
zona persero il lavoro. Bruciare i
rifiuti elettronici e rivendere i
metalli ricavati frutta tra 3000 e i
5000 dollari al mese, mentre quasi
il 20% dei lavoratori della zona
guadagna meno di 400 dollari al
mese. Nel 2012 un gruppo di ricercatori della
Ben Gurion University ha
confrontato la posizione delle
centinaia di siti di combustione
della regione (di solito nei cortili
delle case) con l'insorgenza di
tumori infantili, trovando
un'altissima
correlazione. Particolarmente
pericoloso è il piombo che
causa danni al sistema immunitario e
cognitivo. In attesa di un
intervento politico, accademici e attivisti hanno
avviato delle iniziative per
sensibilizzare i cittadini e
spingerli verso procedure di
riciclaggio più
sicure.
[Undark Magazine; Shira Rubin]
Nel campo profughi di Zaatari in
Giordania, che ospita 75 000 rifugiati
siriani, il World Food Programme (WFP)
distribuisce aiuti umanitari
attraverso la tecnologia
blockchain. Entrando in uno dei
supermercati del campo si può
fare la spesa pagando con un
portafoglio digitale: attraverso il riconoscimento dell'iride
si risale all'identità della
persona e al credito che ha ricevuto
dall'agenzia delle Nazioni
Unite. Questa pratica, per adesso
sperimentale, permette di
risparmiare milioni di dollari evitando l'intermediazione
delle banche locali, e anche di
trasferire aiuti istantaneamente ai
nuovi profughi, che ogni giorno
raggiungono i campi giordani in fuga
dalla Siria. I dati dei rifugiati
vengono immagazzinati in una
blockchain, permettendo così
di separare i dati per
l'autenticazione da quelli
personali. L'idea è che
il sistema possa essere esteso
in futuro per creare una carta di
identità completamente
digitale e svincolata dalle
autorità nazionali. Questo
permetterebbe ai migranti di
inserirsi più velocemente nei
Paesi di arrivo. Tuttavia il
sistema utilizzato dal WFP è
ad accesso controllato e dunque non
garantisce la stessa
decentralizzazione di un network
pubblico, ponendo il problema della
proprietà
dell'identità: è dei
singoli individui o dell'organizzazione?
[MIT Technology Review; Russ Juskalian]
Nella striscia di Gaza i
farmaci oncologici arrivano sempre
in ritardo, i
permessi per effettuare terapie nei
territori israeliani sono difficili
da ottenere, e le cure sono spesso troppo
costose per chi vive in quella zona. È quanto
emerge da una serie di testimonianze
raccolte dal giornale israeliano
Haaretz tra i pazienti oncologici
che abitano a Gaza: «Ricevere
una diagnosi di cancro qui è
come essere condannati a una morte
lenta.»
[Haaretz; Manal Massalha]
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RICERCA E SOCIETÀ
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Il 30 maggio il Consiglio di Stato cinese insieme al Partito Comunista hanno annunciato un giro di vite sulle frodi scientifiche.
In primo luogo i ricercatori che pubblicheranno sulle riviste scientifiche considerate "predatorie" (che pubblicano articoli dietro il pagamento di una tassa senza effettuare alcun processo di revisione) verranno sanzionati e le pubblicazioni non verranno considerate ai fini dell'assegnazione di fondi o posti di lavoro.
In secondo luogo sarà assegnato al Ministero della Scienza il compito di indagare sulle condotte sospettate di essere fraudolente o non etiche. Finora era l'istituzione a cui apparteneva il ricercatore o la ricercatrice a condurre le indagini.
Se queste misure saranno efficaci è tutto da vedere, ma rappresentano
l'ennesima conferma
che Xi Jinping
considera la ricerca
scientifica uno dei
più importanti
fattori di crescita
per l'economia
cinese.
[Nature; Editoriale]
Un numero sempre crescente di persone ritiene che il proprio lavoro sia
completamente
inutile alla
società. Se
lo interrompesse il
mondo sarebbe uguale
a prima o
addirittura un posto
migliore. E
l'università
e la ricerca non
fanno eccezione. Un
sondaggio, realizzato
nel 2015 in Gran
Bretagna da
YouGov, ha trovato che
il 37% degli
intervistati
riteneva il proprio
lavoro senza
scopo. Anche i
professori e i
ricercatori condividono la stessa frustrazione, soprattutto a causa del carico
sempre maggiore di lavori di amministrazione che sono costretti a
sostenere. Molti denunciano di spendere lo stesso tempo a redigere
resoconti e moduli di valutazione della loro attività di
ricerca che a pensare, studiare, leggere o insegnare. E questo accade a
fronte dell'aumento del personale amministrativo nelle
università. Come è possibile? C'è una soluzione?
Il punto di vista di David Graeber, antropologo della London School of
Economics and Political Science e autore del libro 'Bullshit Jobs'.
[The Chronicle of Higher Education; David Graeber]
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