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30 maggio 2021
a cura di Chiara Sabelli
Buona domenica,
questa settimana parliamo dell'espulsione di uno scienziato dalla National Academy of Science per molestie sessuali, di software che prevedono i nostri comportamenti in base ai micromovimenti della testa, di una legge universale che descrive gli spostamenti delle persone, della difficoltà di studiare le nuvole e il loro ruolo nel cambiamento climatico e della più dettagliata mappa tridimensionale dell'Universo mai realizzata prima. L'approfondimento di questa settimana riguarda il ruolo del sistema finanziario nella transizione ecologica, che non viene considerato nel definire gli scenari di riduzione delle emissioni necessari a raggiungere gli obiettivi dell'accordo di Parigi. In un articolo pubblicato su Science, un gruppo di economisti spiega come si può fare a tenerne conto e perché è importante. Abbiamo intervistato due tra gli autori, Stefano Battiston e Irene Monasterolo.
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SEI PEZZI BELLI
1 L'astronomo Geoff Marcy espulso dalla National Academy of Science per molestie sessuali
È la prima volta che accade nei 158 anni di storia dell'accademia. La decisione è stata possibile dopo che la NAS ha aggiornato il suo regolamento interno, ammettendo la possibilità di espulsione nei casi di cattiva condotta. Marcy era stato forzato a dimettersi dall'università di Berkeley nel 2015 dopo essere stato trovato colpevole di molestie ai danni di suoi studenti. Da allora lavora per una società non profit. L'indagine della NAS però è stata avviata su segnalazione dello scienziato francese François-Xavier Coudert, che ha accusato di molestie anche altri tre scienziati che fanno parte della NAS. Le indagini sui loro comportamenti sono ancora in corso [Science]

2 I software che analizzano i movimenti della testa per prevedere i comportamenti non hanno basi scientifiche solide
Questa è la conclusione di un articolo pubblicato recentemente sulla rivista Science, Technology and Society, riguardo l'algoritmo Vibraimage. Si tratta di un sistema digitale che quantifica lo stato mentale ed emotivo di un soggetto analizzando le riprese video dei movimenti della testa. Vibraimage è utilizzato da polizia, operatori di centrali nucleari, sicurezza aeroportuale e psichiatri in Russia, Cina, Giappone e Corea del Sud, ed è stato utilizzato in occasione di due giochi olimpici, una coppa del mondo e un vertice del G7. Tuttavia non ci sono prove empiriche affidabili per la sua efficacia: molte affermazioni fatte sui suoi effetti sembrano non dimostrabili [The Conversation]

3 Una nuova legge universale che descrive gli spostamenti delle persone
Uno studio condotto dal Senseable City Laboratory dell'MIT e pubblicato su Nature, ha sfruttato oltre tre miliardi di geolocalizzazioni raccolte dagli smartphone di 8 milioni di utenti per studiare come le persone si spostano in città e dalle zone limitrofe verso le città. Hanno trovato uno schema che si ripete in tutte le città che hanno analizzato, e che sono molto diverse fra loro (Boston, Singapore e Dakar tra le altre). Lo schema che hanno trovato è il seguente: il numero di visitatori in un certo luogo diminuisce come l'inverso del quadrato del prodotto fra frequenza di visita e distanza di viaggio. Questa legge potrebbe aiutare a studiare la produttività delle aree metropolitane, organizzarne i sistemi di trasporto, ma anche capire meglio come si trasmettono le malattie infettive [Vice]

4 La più grande sorgente di incertezza sul cambiamento climatico sono i nostri comportamenti. Subito dopo vengono le nuvole
Se una determinata area vedrà più precipitazioni, siccità, riscaldamento o raffreddamento nei prossimi anni dipende dal tipo di nuvole presenti. Ma gli scienziati faticano ancora capire che ruolo svolgeranno le nuvole. Questo è dovuto in parte alla mancanza di dati sull'enorme varietà di nuvole esistenti, in parte alla mancanza di potenza di calcolo e in parte a dei vuoti nei dati storici raccolti a riguardo [Vox]

5 La più dettagliata mappa tridimensionale dell'Universo
A realizzarla è stata la collaborazione Dark Energy Survey, che usando il telescopio Victor Bianco del NOIRLab's Cerro Tololo Inter-American Observatory in Cile ha studiato un quarto del cielo australe per un totale di 300 milioni di galassie. Analizzando 100 milioni tra le galassie più distanti, il gruppo ha potuto mappare la concentrazione di materia oscura e questo gli ha poi permesso di studiare la distribuzione dell'energia oscura, la forza responsabile per l'espansione dell'Universo. L'ipotesi, suggerita da diverse altre osservazioni sperimentali, è che l'energia oscura sia uniforme nel tempo e nello spazio. Lo studio del Dark Energy Survey ha offerto la conferma più stringente di questa ipotesi [Nature]

6 Aggiornamenti COVID-19
   ×  Come possono i paesi ricchi correggere la rotta sulle vaccinazioni per raggiungere una più equa distribuzione delle dosi a livello globale ed evitare così la "catastrofe morale" denunciata dal direttore dell'OMS mesi fa? [Science]
   ×  Le mascherine funzionano [Science]
   ×  Biden chiede all'intelligence statunitense di investigare sull'ipotesi che SARS-CoV-2 abbia avuto origine al Wuhan Institute of Virology [The New York Times]
   ×  EMA ha raccomandato di estendere le indicazioni del vaccino Pfizer/BioNTech per includere anche i bambini tra 12 e 15 anni [EMA]
   ×  La Germania intende vaccinare il 60% dei bambini e adolescenti tra i 12 e i 18 anni entro agosto [Süddeutsche Zeitung]
   ×  A New York, se ti vaccini in uno dei centri organizzati in alcune stazioni ferroviarie o metropolitane, ti offrono un abbonamento settimanale o una corsa a Long Island [The New York Times]
   ×  Tre quarti dei nuovi casi registrati nel Regno Unito nell'ultima settimana (che in totale sono quasi il doppio della scorsa) sono dovuti alla variante B.1.617.2. Questo sembra dovuto soprattutto alla sua maggiore contagiosità, ma i dati preliminari indicano anche che la protezione conferita dai vaccini dopo la prima dose è ridotta rispetto a quella contro la variante B.1.1.7, mentre la protezione resta molto alta dopo la seconda dose [The Guardian]
   ×  L'immunità contro COVID-19 potrebbe durare almeno un anno, addirittura di più in coloro che hanno avuto la malattia e poi si sono vaccinati. Lo studio, che ha analizzato il midollo osseo di guariti e vaccinati, è stato pubblicato su Nature e ha delle implicazioni riguardo la necessità di richiami periodici del vaccino [The New York Times]
   ×  Un gruppo di ricercatori tedeschi sostiene di aver capito quale sia la causa delle rare trombosi con piastrinopenia causate dal vaccino AstraZeneca e come intervenire per evitarle [Financial Times]

IL RUOLO DEL SISTEMA FINANZIARIO NELLA TRANSIZIONE ECOLOGICA

Il settore finanziario può favorire od ostacolare la transizione ecologica a seconda di come reagirà alle politiche di riduzione delle emissioni messe in atto dai governi. Tuttavia, il suo ruolo non viene ancora preso in considerazione nel tracciare i percorsi necessari a rispettare gli obiettivi fissati dall’accordo di Parigi per limitare l’aumento della temperatura globale.

In un articolo pubblicato la scorsa settimana su Science, un gruppo di economisti ha proposto un approccio per combinare un modello di rischio climatico finanziario con gli Integrated Assessment Model (IAM), i modelli usati da organizzazioni come l’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) o dall’Agenzia Internazionale per l’Energia (IEA) per delineare i possibili scenari di transizione e informare le decisioni politiche. Proprio la scorsa settimana IEA ha pubblicato il rapporto Net zero by 2050, di cui abbiamo parlato qui, che descrive gli interventi necessari nel settore energetico per azzerare le emissioni nette a livello globale nel 2050.

«La sottostima dei rischi, intenzionale o meno, da parte degli attori dell’ecosistema finanziario, può ostacolare la transizione. Questo è un fatto cruciale di cui i decisori politici devono tener conto, soprattutto le banche centrali e le istituzioni con un mandato di stabilità finanziaria», commenta Stefano Battiston, professore all’Università Ca Foscari di Venezia e all’Università di Zurigo e uno degli autori dell’articolo. «La comunità della ricerca, in particolare quella interdisciplinare, offre strumenti concreti, cioè delle metriche per monitorare se la banche e i fondi si adeguano alla transizione o restano indietro», aggiunge.

Finora le banche hanno fatto poco per tenere in considerazione i rischi climatici, ma le cose potrebbero presto cambiare.

Fra pochi mesi, infatti, la Banca Centrale Europea (BCE) renderà pubblici i risultati completi del suo climate stress test su circa quattro milioni di aziende e duemila banche dell’area euro. Si tratta di una valutazione del rischio a cui queste entità sono esposte per via del cambiamento climatico e delle politiche per contrastarlo, quelli che in gergo vengono chiamati “rischio fisico” e “rischio di transizione”, rispettivamente.

Questa valutazione potrebbe essere preliminare a un aggiornamento dei metodi per calcolare i rischi che determinano il livello di capitale che le istituzioni finanziarie devono accantonare per garantire la loro stabilità, i cosiddetti requisiti di capitale. In particolare, alle banche più esposte al rischio climatico sarebbe richiesto di accantonare più capitale, limitando di conseguenza i loro profitti. Almeno questa sembra essere l’intenzione della BCE, stando alle parole di Frank Elderson, che fa parte del comitato esecutivo della banca centrale e presiede il Network of Central Banks and Supervisors for Greening the Financial System (NGFS).

Anche se appare improbabile che si possa raggiungere presto un’intesa internazionale (nell’ambito degli accordi di Basilea) su un innalzamento dei requisiti di capitale delle banche per includere il rischio climatico, ha dichiarato Elderson a marzo durante una conferenza organizzata da Morgan Stanley, «se in una specifica istituzione dovessimo vedere dei rischi che devono essere affrontati, allora nell'ambito del Pillar 2 (requisiti patrimoniali individuali per le banche, ndr) non ci tireremo indietro». Elderson ha ribadito poche settimane fa questa intenzione intervenendo durante a una conferenza organizzata dalla Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo.

Se i requisiti di capitale per le banche venissero aggiornati, queste potrebbero decidere di riorganizzare i loro investimenti per diminuire la propria esposizione al rischio climatico e dunque abbassare il livello di capitale da accantonare.

«Più in generale, gli operatori finanziari stanno cominciando ad attrezzarsi per valutare quantitativamente il rischio climatico, sia fisico che di transizione», commenta Irene Monasterolo, professoressa all’Università di Vienna e tra gli autori dell’articolo su Science, e continua «la reazione potrebbe essere quella di modificare il profilo di rischio-rendimento del titolo finanziario delle aziende a seconda di quale sia il livello di emissioni, dirette e indirette, legato alle loro attività e dunque di quanto la loro produttività e i loro profitti rischino di contrarsi a causa delle politiche di riduzione delle emissioni. Questa modifica potrebbe poi indurre un cambiamento nelle strategie di investimento, per esempio attraverso una riallocazione dei portafogli per mantenere invariato il profilo di rischio concordato con gli investitori. Non solo, gli operatori potrebbero aggiornare il costo del capitale per le aziende, nel caso dei prestiti bancari, o chiedere un maggior rendimento dalle obbligazioni emesse dalle aziende stesse».

Gli effetti di questo cambio di strategia non rimarrebbero confinati al settore finanziario, ma influenzerebbero anche il settore economico e quello energetico e, in ultima analisi, la riuscita stessa della transizione.

Come spiegano Battiston e coautori su Science, a seconda di quale sarà la percezione del rischio climatico da parte degli investitori di quanto giudicheranno credibili le politiche di transizione, le conseguenze per le aziende saranno diverse. «Questo feedback non viene considerato attualmente negli IAM», commenta Battiston, «questi modelli infatti non considerano i tassi di interesse sui debiti delle aziende e assumono disponibilità illimitata di capitale dalle banche». Questi due fattori hanno un impatto sulla dinamica della transizione. «Se, per esempio, un’azienda avesse bisogno di capitale per costruire o ammodernare un impianto ma non potesse accedere a quel prestito, la conversione energetica rallenterebbe».

Il primo passo per questa integrazione è modellizzare l’impatto degli scenari di transizione ecologica sul sistema finanziario. Nel 2017, Battiston e Monasterolo, insieme ad altri ricercatori, hanno proposto un modello di valutazione del rischio climatico documentato in questo articolo su Nature Climate Change. Il modello calcola il cosiddetto Value at Risk (spesso abbreviato con VaR) delle più grandi banche dell’area euro in due diversi scenari di transizione, uno cosiddetto “verde” e uno “marrone”. Il Value at Risk è l’unità di misura di capitale che viene usata per stabilire quanto la banca deve accantonare per proteggere i propri investimenti e considera diverse sorgenti di rischio. Il modello proposto non tiene conto solo del rischio diretto, ma anche di quello sistemico, che si propaga attraverso il mercato finanziario e interessa anche aziende che non risentirebbero direttamente del cambiamento climatico e delle politiche per contrastarlo.

Un esperimento del genere è stato fatto anche dal NGFS nel 2020, che ha raccomandato di valutare il rischio climatico dei portafogli finanziari in due scenari di transizione, uno definito “ordinato” e che sostanzialmente descrive il caso in cui i governi attuano le politiche di riduzione delle emissioni immediatamente e rispettano gli obiettivi che hanno dichiarato, e uno “disordinato” in cui le politiche di contrasto al cambiamento climatico arrivano fra dieci anni e prevedono scelte più repentine e radicali per raggiungere gli obiettivi.

Finora, però, nessuno aveva mai provato a stimare come le reazioni degli investitori a queste valutazioni si riverberino sugli scenari stessi tracciati da IEA o IPCC. L’articolo su Science è il primo tentativo di farlo e propone un modello che collega IAM e modelli di rischio climatico finanziario in un processo iterativo.

Immagine: Battiston et al., Science 372 (6545) pp. 918-920. Elaborazione di Kelly Franklin per Science.

Una volta scelto un modello per il calcolo del rischio climatico e incorporati i suoi risultati nelle aspettative degli investitori, si aggiornano i tassi di interesse richiesti alle aziende o l’allocazione dei portafogli e si usano queste informazioni come input dell’Integrated Assessment Model. Questo permette di capire se le politiche previste dallo IAM siano sufficienti a raggiungere l’obiettivo climatico prefissato anche considerando il feedback dal sistema finanziario. L’operazione si ripete fino a quando non si arriva a convergenza, cioè le traiettorie individuate dallo IAM tra un passo e l’altro dell’iterazione non sono sufficientemente simili. Questo consentirebbe anche di capire se ci sono margini di intervento sull’ecosistema finanziario per favorire la transizione.

Con questo approccio, i ricercatori ottengono i risultati mostrati nella figura sottostante, in cui le traiettorie con linea continua sono il risultato del solo IAM, mentre quelle tratteggiate derivano dall’applicazione del modello ricorsivo per includere il rischio climatico che abbiamo appena descritto.

Immagine: Battiston et al., Science 372 (6545) pp. 918-920. Elaborazione di Kelly Franklin per Science.

La parte sinistra della figura considera il caso in cui le politiche climatiche vengano introdotte immediatamente. Il grafico in alto a sinistra mostra il caso in cui la reazione del sistema finanziario è tale da favorire la transizione, aumentando prima la quantità di energia prodotta da fonti rinnovabili rispetto a quanto non sia previsto dal solo IAM, e allo stesso tempo assicurando un andamento del valore delle aziende del settore energetico più stabile e prevedibile. Il grafico in basso a sinistra, invece, mostra il caso in cui il sistema finanziario non si adatta subito alle conseguenze delle politiche climatiche e tarda nel mettere in atto le strategie necessarie a proteggersi dai rischi che ne derivano. Di conseguenza, la quantità di energia emessa da fonti rinnovabili supera quella da fonti fossili solo dal 2030 in poi e, inoltre, il valore delle aziende del settore energetico, subisce perdite repentine e presenta un andamento irregolare.

Questo mostra che per quanto le politiche climatiche possano essere ambiziose e immediate, il settore finanziarlo può ugualmente sabotarle. D’altro canto, il sistema finanziario potrebbe compensare in parte i ritardi nell’attuazione delle politiche di riduzione delle emissioni, come mostra il grafico in alto a destra.


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