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9 giugno 2017
a cura di Chiara Sabelli
QUANTI ITALIANI RINUNCIANO DAVVERO ALLE CURE?
Code agli sportelli ASL
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Secondo il VII Rapporto Censis-RBM Salute, presentato il 7 giugno in occasione del Welfare Day Sanità, sarebbero 12,2 milioni gli italiani che hanno rinunciato o rinviato prestazioni sanitarie nell'ultimo anno. Ma è davvero così? E inoltre: a che tipo di cure hanno rinunciato? L'epidemiologo Giuseppe Costa, l'economista sanitario Cesare Cislaghi e il demografo Aldo Rosano hanno analizzato i dati raccolti dalle indagini multiscopo ISTAT sulla salute e il ricorso ai servizi sanitari e dall’indagine europea sul reddito e le condizioni di vita delle famiglie (EU-SILC), concludendo che la percentuale di italiani che nel 2015 ha riunciato ad almeno una prestazione sanitaria è il 7,8%, corrispondente a meno di 5 milioni di cittadini. Questa stima è circa la metà di quanto denunciato dall'indagine CENSIS-RBM e in linea con quella di altri Paesi europei. Secondo i tre ricercatori, più che i valori aggregati meritano attenzione i dati di rinuncia stratificati per area geografica e per motivazione. Le percentuali di rinunciatari nell'Italia centrale e al Sud sono rispettivamente il doppio e il triplo di quella registrata al Nord. Infine se nel 2005 circa il 50% di coloro che rinunciavano alle prestazioni sanitarie era spinto da motivi economici, nel 2015 questa percentuale è salita all'80%. [Scienza in rete; Giuseppe Costa, Cesare Cislaghi e Aldo Rosano]

Una sintesi dei dati contenuti nel VII rapporto CENSIS-RBM pubblicata il 7 giugno su La Repubblica. [La Repubblica; Irma D'Aria]

IL FUTURO DELL'ENERGIA
Esteso per oltre 15 ettari sull'altopiano di Les Mees nell'alta Provenza, questo parco fotovoltaico può generare 18.2 MW di potenza e produrre 26 milioni di kWh di energia, sufficienti a soddisfare i bisogni di 8000 famiglie. Credits: Boris Horvat/AFP/Getty Images.
Esteso per oltre 15 ettari sull'altopiano di Les Mees nell'alta Provenza, questo parco fotovoltaico può generare 18.2 MW di potenza e produrre 26 milioni di kWh di energia, sufficienti a soddisfare i bisogni di 8000 famiglie. Credits: Boris Horvat/AFP/Getty Images.
La decisione di Donald Trump di ritirare gli Stati Uniti dall'accordo di Parigi potrà solo rallentare il cammino verso la decarbonizzazione e rafforzare la collaborazione tra Europa e Cina in tema di politiche ambientali. Il commento di Lorenzo Ciccarese, climatologo dell'Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA). [Scienza in rete; Lorenzo Ciccarese]

Ma a che punto è la Cina sulle energie rinnovabili? Se da un lato il 70% dell'energia cinese è ancora garantito da centrali a carbone, la Cina produce circa la metà dei pannelli solari al mondo e due terzi delle turbine eoliche. L'industria del solare impiega ormai un milione di lavoratori. A Liulong, nella Cina centro-orientale, la compagnia Sungrow sta costruendo il più grande parco solare galleggiante mai esistito. I pannelli fotovoltaici galleggeranno sulle acque di un lago originato dal collasso di una miniera di carbone. [The New York Times; Keith Bradsher]

Secondo il gruppo di ricercatori bolognesi energiaperlitalia.it la Strategia Energetica Nazionale 2017, presentata il 10 marzo scorso dal Ministero dello Sviluppo Economico, non è sufficientemente ambiziosa. In particolare i ricercatori contestano il ricorso, suggerito dal piano del Ministero, al gas e ai biocombustibili per raggiungere nel 2030 la decarbonizzazione. Il nostro Paese, secondo loro, dovrebbe puntare massicciamente sulle energie rinnovabili, in particolare il fotovoltaico. Sottolineano, inoltre, che nel piano non c'è alcun riferimento ad azioni che promuovano la cultura della sufficienza energetica, piuttosto che puntare tutto sulla riqualificazione degli edifici per ottenere una maggiore efficienza nei consumi. Scienza in rete ha pubblicato il documento integrale redatto dagli scienziati. [Scienza in rete; Vittorio Balzani e Autori Vari]

ETICA DELLA SCIENZA E POLITICA DELLA RICERCA
Men. Credits: Undark Magazine.
Men. Credits: Undark Magazine.
Dal 7 al 9 giugno si è svolto a Ginevra l'AI for Good Global Summit, un incontro organizzato dalle Nazioni Unite per discutere insieme a compagnie del settore tecnologico e organizzazioni non profit di come l'intelligenza artificiale possa contribuire a migliorare le condizioni di vita nei paesi in via di sviluppo. Tuttavia Cheasub Lee, membro del dipartimento delle telecomunicazioni presso le Nazioni Unite ammonisce: "I paesi in via di sviluppo potrebbero ottenere i vantaggi più importanti dall'intelligenza artificiale, ma anche i danni più grandi dalla diffusione di questi strumenti." [Nature; Declan Butler]

Il fenomeno dei manel, i comitati scientifici formati da soli uomini ("all male panel"), è molto diffuso in diverse aree della ricerca. Numerose le iniziative di associazioni e singoli scienziati che cercano di combattere questa tendenza: dai database online che aiutano a cercare esperte nei campi più diversi, a gruppi di ricercatori maschi che si impegnano formalmente a non partecipare a panel costituiti esclusivamente da uomini. La necessità di avere rappresentanza femminile in ambito scientifico non è solo una questione di equità, ma anche una possibilità di crescita per la ricerca stessa. La diversità dei punti di vista produce una scienza migliore. [Undark Magazine; Lauren M. Whaley]

La qualità della ricerca scientifica è in gran parte dipendente dalla qualità del processo di peer-review. L'attività di valutazione tra pari è fondamentale infatti per individuare eventuali errori nei risultati o limiti metodologi. Allo stesso tempo rappresenta un importante momento di crescita professionale per il revisore, che è informato degli ultimi progressi nella sua area e coltiva il suo senso critico e le sue capacità comunicative. La neonata Publons, una società che offre training gratuito per l'attività di revisione e allo stesso tempo valuta i revisori, ha chiesto ai suoi esperti di redigere un elenco dei passi fondamentali da seguire per scrivere un impeccabile referee report. [LSE Impact Blog; Jo Wilkinson]

MISCELLANEA
Prima pagina della Costituzione Italiana.
Con una mozione resa pubblica il 7 maggio scorso, le due associazioni scientifiche che raggruppano gli antropologi italiani chiedono di eliminare il termine “razza” dalla Costituzione. Il motivo? Il termine “razza”, per quanto riguarda la nostra specie (Homo sapiens) è privo di ogni significato scientifico. La riflessione di Pietro Greco su Scienza in rete. [Scienza in rete; Pietro Greco]

Per i cosiddetti "Problematic Internet Users" astenersi dall'utilizzo di internet provoca effetti fisiologici simili a quelli rilevati nelle persone che interrompono l'utilizzo di sostanze sedative o alcolici. Aumento della pressione sistolica e della frequenza cardiaca. Questo è il risultato di uno studio condotto su 144 partecipanti da un gruppo di ricercatori della Università degli Studi di Milano e della Swansea University pubblicato recentemente su PLOS.org. Anche se la dipendenza dal web non è ancora inclusa nel DSM, il manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, c'è una forte pressione affinché venga inserito nella prossima edizione. [Bustle; Claire Warner]

"Penso che chiunque si dedichi all’attività clinica debba essere consapevole dei due aspetti della malattia [...] quello dal punto di vista del paziente e quello dal punto di vista del medico. Se non lo è, e questo oggi capita spesso, è un medico a metà”. Claudio Rugarli, oggi professore emerito di medicina interna all'Università Vita-Salute San Raffaele, parla del metodo clinico nel suo libro "Medici a metà", pubblicato da Raffaello Cortina Editore. La recensione di Ugo Falcando su Scienza in rete. [Scienza in rete; Ugo Falcando]


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