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15 novembre 2019
Italia in Europa
“La lunga storia di MOSE è una triste storia di ostacoli burocratici e corruzione. Gruppi ambientalisti e politici locali hanno cercato di fermare ripetutamente il progetto, sostenendo alternative meno distruttive. Diversi politici locali e nazionali hanno affrontato l'accusa di corruzione per contratti di costruzione e sono stati condannati o hanno accettato patteggiamenti. Dal 2014, il progetto è in amministrazione speciale per limitare la corruzione. (...) Se è vero che i governi italiani dovrebbero dare priorità alle infrastrutture rispetto alle spese quotidiane, MOSE mostra che i fondi adeguati non garantiscono che i grandi progetti siano realizzati bene e portati a termine in tempo. Un'amministrazione pubblica efficiente e un sistema giudiziario sono altrettanto importanti. La classe politica italiana deve guardare con attenzione ai fallimenti del MOSE, perché nessuno ne esce bene. Negli ultimi anni Venezia è stata gestita principalmente dalla sinistra, mentre il Veneto è un bastione della destra. Tutti i partiti politici hanno contribuito a rallentare questo progetto”. (Ferdinando Giugliano su Bloomberg, trad. nostra)
ACQUA GRANDA
Cos’è il Mose. “Il Mose consiste in 4 barriere costituite da 78 paratoie mobili tra loro indipendenti in grado di separare temporaneamente la laguna dal mare e di difendere Venezia sia dagli eventi di marea eccezionali e distruttivi, sia da quelli più frequenti. Le barriere sono collocate alle bocche di porto di Lido, Malamocco e Chioggia. Il Mose può proteggere Venezia e la laguna da maree alte fino a 3 metri e da un innalzamento del livello del mare fino a 60 centimetri nei prossimi 100 anni. Il costo del “Sistema Mose” ammonta a 5.493 milioni di euro, “prezzo chiuso” al 2005”. Così recita il sito dell’ente gestore del Mose, che sorvola però sul fatto che l’infrastruttura, prevista da un ventennio, non è ancora entrato in funzione. 

Eventi estremi sempre più ravvicinati. Il rischio dell’evento estremo è sempre presente. L’alluvione più violenta e drammatica che i veneziani ricordino è quella del 4 novembre 1966, quando l’acqua raggiunse i +194 cm sul mareografo di Punta della Salute. All’inizio del 1900, un evento come quello del 1966 aveva un periodo di ritorno di 1000 anni (era cioè quasi impossibile). Lo stesso evento, oggi, può verificarsi ogni 140 anni e con un innalzamento del livello del mare di 20 cm, ogni 40 anni. Dunque, gli eventi estremi non sono più probabilità remote, ma certezze matematiche. L’unica variante indefinita è quando e come si presenteranno. Venezia, infatti, si è infilata nella "fascia intermareale", non ne è più al di sopra come quando fu edificata: una massiccia documentazione statistica sulle acque medio alte ne è la dimostrazione scientifica.

Altri Mose nel mondo. Barriere simili al Mose sono state realizzate verso la foce del Tamigi, lungo la Schelda, in Olanda, sul Nieuwe Waterweg, sempre in Olanda, a difesa di Rotterdam e sul IJssel, un ramo del Reno ancora in Olanda.
EX ARCELOR MITTAL
Arcelor Mittal se ne va da Taranto. La multinazionale franco-indiana lascia ad altri - se mai ce ne saranno - di ottemperare alle disposizioni molto più restrittive della nuova autorizzazione integrata ambientale (AIA), ancora in fase di redazione. Come recita il decreto del 27 maggio 2019 che disponeva il riesame dell’AIA, “il gestore dello stabilimento Arcelor Mittal di Taranto entro 30 giorni dalla data del presente decreto deve (…) presentare la documentazione attestante il quadro emissivo dello stabilimento correlato alla produzione di 6 milioni tonnellate/anno di acciaio attualmente autorizzata”. I risultati della nuova AIA non sono ancora noti, ma alcuni dei suoi estensori hanno pubblicato poche settimane fa un studio sulla rivista Epidemiologia & Prevenzione in cui si sostiene che anche nello scenario 2015 in cui si producevano 4,8 milioni di tonnellate di acciaio (pari a poco più della metà rispetto a quella autorizzata dall’AIA di allora) il rischio di tumore nel quartiere Tamburi non risulta accettabile. “La documentata maggiore vulnerabilità della popolazione imporrebbe dunque l’adozione di limiti ambientali più stringenti, da definirsi a partire da un livello di esposizione della popolazione raccomandato, al fine di contenere ulteriori impatti sanitari”. La decisione di Arcelor Mittal renderà sicuramente l’aria più pulita, ma anche più arroventata, a partire dal prossimo gennaio. A meno che il governo non disinneschi la bomba. [Epidemiologia e prevenzione]
AGENZIA NAZIONALE PER LA RICERCA
Anche i Lincei si esprimono sull’Agenzia nazionale per la ricerca. Nel “Parere” reso noto due giorni fa, l’Accademia sostiene fra l’altro che l’Agenzia “non si configuri come un Organismo di emanazione prevalentemente politica; al contrario, come è il caso per prestigiose e consolidate analoghe agenzie operanti nei paesi scientificamente più maturi, dovrà avere un Comitato Direttivo composto da scienziati di caratura internazionale selezionato da un autorevole search committee e dovrà attenersi alle migliori prassi riconosciute internazionalmente nella selezione dei progetti da finanziare”. [Accademia dei Lincei]

Le testate straniere si accorgono della novità italiana. Finalmente l’Italia istituisce una Agenzia per finanziare la ricerca. Così titola il Times Higher Education, non mancando peraltro di cogliere gli ostacoli che si frappongono alla messa in opera di una struttura efficiente e sganciata dalle pastoie politiche. E per capire cosa succede intervista il presidente del gruppo 2003 Nicola Bellomo. La rivista The Scientist intervista Luigi Nicolais, ex presidente del CNR (e del Gruppo 2003), che aggiunge un altro elemento di riflessione: "Il finanziamento ministeriale è ripartito in piccole quantità che sarebbe molto meglio fossero concentrate”. E aggiunge: “i 300 milioni di euro in dote alla Agenzia non sono niente per i ricercatori".
Per la rivista Research Professional News, Fabio Turone invece intervista la vice ministra del MIUR Anna Ascani, che rassicura coloro che temono una lottizzazione politico ministeriale delle cariche dell’Agenzia: “Vogliamo introdurre un comitato di nomina per selezionare il consiglio di amministrazione e un forte comitato scientifico all'interno dell'agenzia per controllare e valutare la qualità della ricerca finanziata".
CRONACHE DELLA RICERCA
Le imprese italiane spendono poco in ricerca. L’Italia (pubblico e privato) investe in ricerca una quantità di molto inferiore agli altri paesi simili per popolazione e PIL. Esistono anche altri scostamenti dalla media nei flussi di spesa e finanziamento. In particolare la percentuale di fondi erogata dal privato e i fondi attratti dall’estero. Su Scienza Rete un'analisi dettagliata dei dati Eurostat. [Scienza in rete; Sergio Cima]

Sperimentazione animale per animali. Un aspetto che spesso non emerge nel dibattito sulla sperimentazione animale è quello relativo alle ricadute benefiche che tale sperimentazione può avere sugli animali stessi. In questo articolo ne raccogliamo alcuni: dai farmaci a uso veterinario a quelli che, nati per la medicina umana (su cui si concentra la maggior parte degli sforzi della ricerca), oggi sono impiegati per la cura e la terapia degli animali non umani, fino agli esempi di come la sperimentazione consenta anche alcune strategia di conservazione per gli animali a rischio. Naturalmente, tali esempi non sono un motivo per non investire sullo sviluppo di nuovi metodi, ma vogliono rappresentare uno spunto di riflessione nell'analisi costi-benefici che la sperimentazione animale, un argomento complesso in cui s'intrecciano etica, economia e politica, porta con sé. [Scienza in rete; Anna Romano]

Un viaggio al centro degli elementi chimici. L’Unesco ha dedicato il 2019 alla tavola periodica degli elementi, e l'anno è stato l'occasione di diverse pubblicazioni sull'argomento. Tra queste, il libro di di Silvano Fuso “L’alfabeto della materia. Viaggio nel mondo degli elementi chimici” (Carocci 2019). La recensione di Marco Taddia per Scienza in rete. [Scienza in rete; Marco Taddia]
SCIENZA IN PARLAMENTO
L’iniziativa italiana esordisce a “Science Meets Parliament”. Venerdì 15 Novembre 2019 l'iniziativa italiana ScienzaInParlamento viene presentata da uno dei promotori Casimiro Vizzini all'evento ”Science Meets Parliament” organizzato dal Ministero Sloveno della Pubblica Istruzione, della Scienza e dello Sport in collaborazione con l'Assemblea nazionale della Repubblica di Slovenia ed il Centro comune di ricerca (JRC) della Commissione europea presso la sede dell’Assemblea Nazionale della Repubblica di Slovenia. Lo stesso giorno un altro promotore dell’iniziativa, Alessandro Allegra, discute della proposta con studenti delle superiori e dell’università al Convegno della Fondazione Umberto Veronesi Science for Peace. L’appello per istituire una struttura di informazione scientifico alla Camera e al Senato ha raccolto per ora 6.500 firme e prepara nuove importanti iniziative per l’anno prossimo.
PLANET INTELLIGENCE
Alluvioni, dal Piemonte al cambiamento climatico globale. La scorsa settimana, in un convegno che ha visto riuniti i principali esperti italiani, è stata ricordata l'alluvione in Piemonte del 1994. Ma cosa c’entrano le alluvioni piemontesi con l’emergenza climatica? Simona Re ne parla con alcuni degli ospiti del convegno: Roberto Buizza (fisico e matematico, Istituto di Scienze della Vita della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa), Claudio Cassardo (meteorologo e fisico del clima, Università di Torino), Carlo Cacciamani (fisico e meteorologo, Responsabile Centro Funzionale Centrale del Dipartimento Protezione Civile Nazionale di Roma), e Fabio Luino (geologo, CNR – IRPI, Consiglio Nazionale delle Ricerche, Istituto di Ricerca per la Protezione Idrogeologica di Torino). [Scienza in rete; Simona Re]

Non buttiamo via la CO2. Invece che spararla in atmosfera, perché non riutilizzare la CO2? I metodi non mancano, come spiega in un articolo su Carbon Brief un gruppo di esperti ambientali. La CO2 è infatti convertibile mediante appositi processi in prodotti chimici per l’industria e l’agricoltura (come il metanolo o l'urea), oppure in carburanti come metanolo e synfuel, in materiali da costruzione in calcestruzzo, in  bioenergia con cattura del carbonio, e altro ancora. La sfida è complessa, ma possibile. [Carbon brief]

I Lincei si sbilanciano sul clima. Il presidente del’Accademia dei Lincei Giorgio Parisi inaugura il nuovo anno accademico con un forte discorso sul cambiamento climatico e sull’urgenza di mettere in campo misure per contrastarlo. Il nodo tuttavia è la comunicazione e l’educazione dei più giovani. Per questo i Lincei organizzano per il 2020 un corso di quattro giornate per studenti delle scuole secondarie di secondo grado e i loro insegnanti dal titolo “I Lincei per il Clima”. [Scienza in rete; Giorgio Parisi]
SALUTE
L’Italia sopra la media europea nell’antibiotico resistenza. Nel 2018 in Italia le percentuali di resistenza alle principali classi di antibiotici per gli 8 patogeni sotto sorveglianza si mantengono più alte rispetto alla media europea anche se, in generale, si è osservato una tendenza in calo rispetto agli anni precedenti. Inoltre, gli oltre 2000 casi di batteriemie causate da enterobatteri produttori di carbapenemasi (CPE) diagnosticati e segnalati nel 2018 evidenziano la larga diffusione in Italia, soprattutto in pazienti ospedalizzati. Sono questi alcuni dei dati raccolti dalla sorveglianza nazionale dell’antibiotico-resistenza coordinate dall’Istituto Superiore di Sanità e pubblicate su EpiCentro. Qui una sintesi da Scienza in rete. [Scienza in rete; Debora Serra]

Linguaggio sintomo delle psicosi. Il convegno “Il ruolo del linguaggio in psicopedagogia e psichiatria: una visione unitaria dal bambino all’adulto”, tenutosi all’Università degli Studi di Milano lo scorso 5 novembre, ha esplorato il linguaggio nello sviluppo psicopedagogico del bambino ma soprattutto come sintomo nelle psicosi. Rivelando così che proprio il linguaggio, anche se non ancora particolarmente considerato nella clinica delle malattie psichiatriche, può diventare uno strumento importante per la diagnosi e per la cura. [Scienza in rete; Luca Carra]
TEMPI MODERNI
Facciamo crescere i nostri figli dando loro autonomia a scuola. Dopo i 16 anni (ma potrebbero essere 15) studenti e studentesse dovrebbero diventare gli unici titolari dei rapporti con la scuola. I genitori non abbiano accesso al registro e ai voti se non con il consenso dei figli e delle figlie. I genitori possano chiedere colloqui con i docenti e le docenti solo se accompagnati dai figli e dalle figlie e solo se autorizzati da loro. Insomma, via i genitori dalla scuola. Che non vuol dire via i genitori dalla vita dei propri figli e delle proprie figlie. Il contrario, si riapra il canale del dialogo sui contenuti, le passioni, le aspettative, le paure. Non sui voti o la condotta o le assenze. Si dia responsabilità a ragazzi e ragazze, adesso. E’ la proposta di Riccardo Giannitrapani, docente di matematica in un liceo di Udine e seguito opinionista su Twitter (@orporick). [Scienza in rete; Riccardo Giannitrapani]

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