fbpx C'è una scienza per l'uomo, e una per la donna | Scienza in rete

C'è una scienza per l'uomo, e una per la donna

Primary tabs

Tempo di lettura: 4 mins

Londa Schiebinger parla di bias, ovvero di errori strutturali, quando spiega perché sia ancora difficile tenere conto delle dimensioni di genere nei diversi ambiti della ricerca scientifica. Docente di Storia della scienza all’Università di Standford, Schiebinger è dal 2013 a capo di un progetto “Gendered Innovation in Science, health and medicine, engineering and environment” che coinvolge Unione europea e Stati Uniti.

Qual è l’obiettivo? Trovare l’uovo di Colombo, per certi versi. Ossia dimostrare quanto sia economicamente e scientificamente più vantaggiosa la costruzione del pensiero che attinga anche al contributo delle donne. Di femminismo nella scienza si è iniziato a dibattere già negli anni ’70 negli Stati Uniti ed è però tuttora rilevante il gap della presenza femminile nei ruoli di responsabilità nelle università e in laboratorio. Questo team di lavoro ha però dimostrato che un’innovazione di genere esiste ed elenca interessanti e curiosi esempi di invenzioni, studi e confronti che migliorano la vita delle donne. E non solo.

Di seguito le scoperte più curiose.

La sperimentazione biomedica

Negli ultimi anni sono stati ritirati dal mercato statunitense 10 farmaci. Otto dei quali perché gli effetti collaterali sono stati rilevati sull’utenza femminile. Come mai? La sperimentazione effettuata in laboratorio aveva utilizzato prevalentemente soggetti maschili. Il sesso come variabile per lo studio nella biologia di base degli effetti nelle funzioni immunitarie è stato omesso a lungo e questa grande “ritirata” di farmici dai banconi delle farmacie americane ha interrogato la scienza a studiare una medicina di genere che non si limiti a dare risposte soltanto alle donne in gravidanza o con l’arrivo della menopausa. Nuovi parametri hanno considerato il sesso al fine di rivedere i modelli animali di tossicità.

Il manichino Linda

Soltanto nel 2007 si è cominciato a lavorare a un prototipo per la sicurezza in auto delle gestanti. La casa automobilistica Volvo ha effettuato i primi crush test simulando come una donna incinta si muova durante l'impatto e di conseguenza come si muova il feto dentro di lei. Le proporzioni di “Linda”, il manichino virtuale in stato interessante, corrispondono a quelle di una donna di corporatura normale nello stadio finale di gravidanza, circa alla 36ª settimana. I primi test hanno portato anche a un ulteriore interesse, quello dell’importanza dell’uso della cintura di sicurezza per le donne col pancione: oggi è consuetudine ritenere le future mamme libere dall’utilizzo della cintura ma grazie a “Linda” è allo studio un allaccio “ad hoc” per la sicurezza della donna ma che soprattutto non danneggi il nascituro.

Le protesi al ginocchio

Due terzi delle protesi al ginocchio a livello mondiale sono portate da donne. Eppure il modello di riferimento per la realizzazione di questi dispositivi è stato fino a pochi anni fa basato su un’anatomia maschile di media corporatura, così come le tecniche riabilitative e le cure sono da sempre state calibrate sui pazienti uomini. Con evidenti difficoltà ed errori nella riuscita del recupero per l’utenza femminile. Solo grazie a un punto di vista di genere portato alla discussione meno di 10 anni fa è stato finalmente possibile ripensare nuovi standard di progettazione delle protesi e una riabilitazione basata sulle diverse anatomie che ha notevolmente migliorato i tempi di recupero per molte donne.

Il traduttore automatico

Certamente non salva una vita, ma può contribuire a cambiare la percezione che i programmatori e gli ideatori di programmi di scrittura automatica devono avere rispetto ai riferimenti maschili e femminili della lingua scritta. Questi programmi si basano su algoritmi che fanno riferimento a consuetudini testuali del web. Se il pronome “he” è più presente del pronome “she”, allora il verbo scritto omettendo il soggetto - ad esempio “and says” - sarà tradotto più probabilmente con “e lui dice”, ignorando la possibilità che il verbo faccia riferimento a un soggetto femminile.

Le modifiche tecniche e informatiche per ovviare al problema sono state apportate soltanto di recente, ma non per un’effettiva difficoltà di realizzazione… semplicemente nessuno ci aveva mai pensato prima!

La mobilità urbana

Le donne si muovono in città esattamente come gli uomini. I loro tragitti, però, non sono altrettanto lineari. Prima di andare in ufficio lasciano i figli a scuola, accompagnano i parenti a qualche visita, più probabilmente sono donne a spingere passeggini o carrozzine. Come ripensare a una rete di trasporti pubblici urbani tenendo conto di queste necessità? La "mobilità di cura” è stata introdotta soltanto nel 2009 come oggetto di studio per l’urbanistica e la pianificazione dei trasporti. Allo stesso modo è solo una recente conquista il disegno dei quartieri vivibili “trasversalmente” da diverse fasce della popolazione. 

I videogames

Ma perché mai le donne dovrebbero divertirsi secondo le categorie d’interesse che il marketing ha studiato sugli uomini? Secondo una recente  ricerca statunitense gli smanettoni sono molto vicini per numero di giocatori alle loro colleghe. Qui gli stereotipi possono colpire duro se le categorie di genere sono rappresentate secondo schemi irrealistici o addirittura a danno dell’immagine della donna. Per questo lo studio di genere sulla programmazione di nuovi videogiochi non soltanto ha portato a strutturare console e giochi “rispettosi” del pubblico femminile, ma ha anche aperto a un interessante business.


Scienza in rete è un giornale senza pubblicità e aperto a tutti per garantire l’indipendenza dell’informazione e il diritto universale alla cittadinanza scientifica. Contribuisci a dar voce alla ricerca sostenendo Scienza in rete. In questo modo, potrai entrare a far parte della nostra comunità e condividere il nostro percorso. Clicca sul pulsante e scegli liberamente quanto donare! Anche una piccola somma è importante. Se vuoi fare una donazione ricorrente, ci consenti di programmare meglio il nostro lavoro e resti comunque libero di interromperla quando credi.


prossimo articolo

Intelligenza artificiale ed educazione: la ricerca di un incontro

Formazione ed educazione devono oggi fare i conti con l'IA, soprattutto con le intelligenze artificiali generative, algoritmi in grado di creare autonomamente testi, immagini e suoni, le cui implicazioni per la didattica sono immense. Ne parliamo con Paolo Bonafede, ricercatore in filosofia dell’educazione presso l’Università di Trento.

Crediti immagine: Kenny Eliason/Unsplash

Se ne parla forse troppo poco, almeno rispetto ad altri ambiti applicativi dell’intelligenza artificiale. Eppure, quello del rapporto fra AI ed educazione è forse il tema più trasversale all’intera società: non solo nell’apprendimento scolastico ma in ogni ambito, la formazione delle persone deve fare i conti con le possibilità aperte dall’IA.