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Le cattedre ambulanti

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Nella prima delle sue Nuove Lezioni di Chimica Agraria tradotte dal francese e pubblicate nel 1857, il chimico Faustino Malaguti (Pragatto 1802- Rennes 1878) parlando di concimi, foraggi e valutazione dei raccolti da terreni diversi si domandava, sconsolato: Che cosa può fare, a fronte di elementi così variabili, chi ignora i dati della chimica?
Malaguti (esule in Francia dal 1831) si sforzava di parlare a questo tipo di pubblico in modo semplice e li istruiva su concimi, coltura del frumento, preparazione della semente, malattie del grano, raccolta e processi di conservazione eccetera... Dagli Atti della Prima Riunione degli Scienziati Italiani che si tenne a Pisa nell’ottobre 1839, si apprende che “quattro membri della sezione agraria si volsero a ragionare della istruzione popolare ne’ suoi rapporti con l’agricoltura”. Il canonico Ranieri Sbragia (Vecchiano, 1803-1882), professore di teologia dogmatica e storia ecclesiastica nell’ateneo pisano, nonché Direttore della Normale dal 1846, è considerato il vero ideatore delle cattedre ambulanti d’agricoltura. Prendendo la parola il 12 ottobre 1839, Sbragia ne delineò sinteticamente gli obiettivi, le modalità di funzionamento e l’organizzazione. Nello stesso anno, l’abate Rinaldi aveva organizzato a Jesi una scuola pratica di agricoltura aperta agli interessati di ogni età e condizione, con lezioni in classe e in aperta campagna, seguite da pubbliche conferenze. Pochi anni dopo, nel 1847, al V Congresso Agrario di Casale Monferrato venne proposta, anche sulla base di esempi stranieri, l’istituzione delle cattedre ambulanti di agricoltura. Da dire però che le cattedre, anche nelle intenzioni di chi forniva i finanziamenti, dovevano funzionare in un certo modo.
Ne abbiamo la prova nel testamento di F. Romani per l’istituzione di una cattedra in Vasto (1852). Egli scrisse: “Trattandosi di cose agrarie il linguaggio più persuasivo che torna a generale profitto, ed è compreso da ogni classe di persone è il fatto e l’esempio…”.

Intanto le iniziative si moltiplicavano. Dopo l’Unità furono istituite le Stazioni Sperimentali Agrarie, le Scuole Superiori di Agricoltura, le Regie Scuole Pratiche e nacquero diversi Istituti Privati. Una particolare citazione va riservata ai Comizi Agrari, istituiti con legge del 1866. Non sempre giunsero i risultati attesi. Nel 1886 venne pubblicato un documento che spiegava in parte perché la situazione agricola italiana lasciava ancora tanto a desiderare. Si trattava de “I risultati dell’inchiesta agraria. Relazione pubblicata negli Atti della Giunta per l’Inchiesta Agraria”, presieduta da Stefano Jacini (Casalbuttano ,1823 – Milano, 1891). Jacini scrisse che l’Italia agricola si era rivelata “…una tale varietà di condizioni di fatto, che, ben lungi dal costituire, neanche fino ad un certo punto, una unità economica, si può ben dire che essa rifletta in sé, come nessun altro dei grandi paesi d’Europa, tutto ciò che vi è di più disparato, in fatto di economia rurale, da Edimburgo e da Stoccolma a Smirne ed a Cadice”. Jacini però non era favorevole alle cattedre ambulanti. Questo non ne impedì la nascita, perché le Amministrazioni provinciali, gli Enti locali, le Camere di Commercio, le Banche popolari e le Casse di Risparmio, la pensavano diversamente e se ne fecero promotrici. La prima Cattedra Ambulante fu istituita a Rovigo nel 1886. Prese il posto della locale Scuola Ambulante e il suo primo Direttore fu Piergentino Doni, sostituito nel 1889 da Tito Poggi (1857-1944). Seguirono Parma e Bologna, quest’ultima fondata nel 1893. Il primo Direttore di quella bolognese fu Domizio Cavazza (1856 –1913). Adriano Aducco (Nola-NA, 1866 – Milano, 1918), autore di un manuale di Chimica Agraria che fu pubblicato nella celebre collana Hoepli fu invece titolare, dal 1894, della Cattedra Ambulante di Agricoltura di Ferrara e Direttore del comizio agrario. Alla fine del secolo XIX le Cattedre ambulanti, in gran parte provinciali, erano una trentina in tutto il Paese. Ci furono successivamente vari interventi legislativi, prima per favorirne il finanziamento, poi per regolarne l’attività. Nel 1919 erano 119, con un totale di 149 sezioni, in maggioranza nel Nord del Paese. L’enorme mole di propaganda e sperimentazione delle Cattedre contribuì decisamente a aumentare a valori mai visti la produzione agricola e zootecnica italiana. Furono soppresse con legge del 1935 e due successivi decreti delegati riordinarono i servizi del Ministero dell’Agricoltura.

Per saperne di più:

M. Zucchini, Le cattedre ambulanti di agricoltura, G. Volpe, Roma, 1970

M. Taddia, La chimica e l’agricoltura, CnS – La Chimica nella Scuola,  2010, 32(4), pp. 73 - 85 


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