fbpx Dalla ricerca alla politica nell'attività fisica | Scienza in rete

Dalla ricerca alla politica nell'attività fisica

Primary tabs

Read time: 2 mins

Dal 19 al 22 settembre si è svolto a Helsinki l’incontro annuale del progetto REPOPA, un progetto europeo che si propone di studiare le relazioni tra scienza e politica nel campo della salute, in particolare dell’attività fisica. Il progetto è finanziato nell’ambito del settimo programma quadro e vi partecipano partner di sei paesi europei (Danimarca, Finlandia, Paesi Bassi, Regno Unito, Italia, Romania) più il Canada. Coordinatrice del progetto REPOPA è la dott.ssa Arja R.Aro della Southern Denmark Univerity. Il gruppo di ricerca italiano comprende ricercatori provenienti da due istituti del CNR: Adriana Valente (coordinatrice per l’Italia) e Tommaso Castellani dell’Istituto di Ricerche sulla Popolazione e le Politiche Sociali, Liliana Cori e Fabrizio Bianchi dell’Istituto di Fisiologia Clinica

L’obiettivo primario del progetto è lo studio dell’uso dei risultati scientifici nei processi di policy making nel settore dell’attività fisica, allo scopo di favorire da parte dei decisori politici un approccio evidence informed, che prenda cioè in considerazione la letteratura scientifica esistente sul tema.

A livello europeo sono state sviluppate numerose politiche e raccomandazioni per la promozione dell’attività fisica, tenendo conto del fatto che la letteratura scientifica mostra i suoi effetti positivi sulla salute. Si riconosce che un buon livello di attività fisica nei cittadini non dipende solo da fattori individuali ma anche da fattori sociali, culturali e ambientali, e che per un impatto sugli stili di vita occorre affiancare a interventi nel settore sanitario interventi in settori diversi (tra cui urbanistica, istruzione, ecc.). Per questo il progetto coinvolgerà ricercatori e decisori politici di diversi ambiti e sarà orientato a un approccio cross sector.

Le attività progettuali prevedono una fase iniziale di mappatura di alcuni casi di studio nazionali e locali, tuttora in corso, in cui attraverso l’analisi di documenti e interviste alle persone coinvolte si identificheranno punti di forza e di debolezza dell’uso della ricerca scientifica nel policy making. Seguirà una fase in cui, con metodologie partecipative, verranno coinvolti esponenti della politica, della ricerca, di diversi ambiti professionali, nonché cittadini e cittadine, per l’elaborazione di scenari di buona interazione tra ricerca e politica. Il gruppo italiano, oltre a partecipare alle varie fasi, è responsabile dell’implementazione del Policy Delphi, una particolare metodologia partecipativa improntata a valorizzare i diversi punti di vista individuali nello sviluppo di una conoscenza collettiva. 

Il progetto, iniziato lo scorso ottobre, durerà cinque anni. Nell’incontro di Helsinki si sono discusse le analisi dei documenti sui casi di studio di sei paesi europei, confrontando diverse pratiche di interazione con la ricerca. La preparazione di interviste durante l'incontro, oltre a cogliere le specificità nazionali, permetterà di approfondire il confronto tra le diverse realtà. 



Scienza in rete è un giornale senza pubblicità e aperto a tutti per garantire l’indipendenza dell’informazione e il diritto universale alla cittadinanza scientifica. Contribuisci a dar voce alla ricerca sostenendo Scienza in rete. In questo modo, potrai entrare a far parte della nostra comunità e condividere il nostro percorso. Clicca sul pulsante e scegli liberamente quanto donare! Anche una piccola somma è importante. Se vuoi fare una donazione ricorrente, ci consenti di programmare meglio il nostro lavoro e resti comunque libero di interromperla quando credi.


prossimo articolo

30 all'ora per la vita: mettiamolo nel Codice della strada

limite di velocità

Il limite a 30km/h non è una fissazione antiautomobilistica da fricchettoni, scrive Silvia Bencivelli: a mostrarlo sono i numeri. Eppure, mentre l’Europa rallenta in nome della vivibilità e della sicurezza, sulle strade italiane il Codice della Strada permette di continuare a correre - non appena il traffico lo consente. Insomma, con il nuovo Codice, ora all'esame del Senato, abbiamo perso un'occasione per avere strade più sicure.

Crediti immagine: Markus Winkler/Unsplash

Le associazioni per la sicurezza stradale hanno tutte il nome di qualcuno. Lorenzo, Michele, Sonia, Matteo: persone che avrebbero preferito intestarsi altro, semmai, e invece sono morte sulla strada. Morte, perché qualcuno alla guida di un mezzo a motore le ha investite e uccise. Eppure noi quell’evento continuiamo a chiamarlo “incidente”, come se fosse inatteso, sorprendente: come se non fosse evidente che tra un pedone e un automobilista la responsabilità dello scontro è quasi sempre dell’automobilista e a morire è quasi sempre il pedone.