01 - Super Luna

Ben vengano i messaggi televisivi che, in qualche modo, possono contribuire alla diffusione delle conoscenze astronomiche. Purché tale diffusione non finisca col degenerare in confusione. Bisogna riconoscere che in genere non succede e l’esperto di turno appositamente contattato racconta le cose come si deve, ma l’equivoco è costantemente in agguato. Capita, infatti, che la tentazione a voler rendere la notizia più appetibile finisca col farla scivolare lungo il pericoloso crinale del sensazionale. Era una calda serata di primavera, un amico astrofilo era passato a salutarmi e avevamo deciso di fare due passi al bar. Una spettacolare Luna piena si stava alzando dall’orizzonte per dare inizio al suo cammino in cielo e il mio amico mi stava raccontando dei suoi esperimenti di fotografia astronomica.
Proprio mentre parlavamo della Luna si avvicinò un conoscente. Persona simpatica, sempre disponibile ad attaccar bottone, ma non altrettanto veloce nell’intuire quando era il momento di interrompere la conversazione. Oppure di evitare persino di iniziarla. Sapeva del mio pallino per l’astronomia e non gli era sfuggito il mio arrivo. «Hai visto che Luna? L’avevano detto al telegiornale che questa sera sarebbe stata più grande del solito.»

Una splendida Luna piena sorge dietro le cupole del Very Large Telescope.














Una splendida Luna piena sorge dietro le cupole
del Very Large Telescope
(Crediti: G.Gillet/ESO)

Evidentemente aveva sentito la notizia che quella sera la Luna piena avrebbe coinciso con il punto di minima distanza dalla Terra e la circostanza avrebbe giocato a favore di una Luna più grande e brillante del solito. Ma non esageriamo! Provai a spiegarglielo: «Davvero una Luna spettacolare. Non ho seguito il telegiornale, ma da quanto mi dici mi sembra che si siano scordati di precisare che a occhio nudo è praticamente impossibile accorgersi della differenza.»
«Come impossibile? Vieni a guardare meglio. E’ così grande che occupa un bel pezzo di orizzonte. Molto più grande di quando è alta nel cielo.» Il mio amico provò a convincerlo: «Quello capita sempre. Quando sorge e quando tramonta, la Luna ci appare sempre molto più grande di quanto non ci appaia nel mezzo del cielo. E’ un’illusione ottica, non c’entra nulla con il fatto che questa Luna piena coincida con il suo perigeo.»
Spiegazione astronomicamente ineccepibile. Ma assolutamente inefficace con quell’interlocutore. Con lui bisognava utilizzare una tecnica differente, magari ritorcendogli contro la sua tenacia nel non mollare mai la presa una volta iniziata la conversazione. «Hai un po’ di tempo?» gli chiesi con noncuranza. Sapevo già quale sarebbe stata la sua risposta a quell’inaspettata opportunità di intavolare un discorso.
«Certo, la cosa mi interessa...» mi rispose immediatamente. E’ tutt’ora mia convinzione che l’interesse non fosse sull’argomento astronomico in sé, ma semplicemente sulla possibilità di una conversazione. Avessimo parlato anche delle abitudini tribali delle popolazioni del Borneo - argomento per altro estremamente interessante, mi dicono - avrebbe comunque accettato.
«Allora, facciamo una scommessa. Se io ti dimostro che la Luna è grande uguale sia quando sorge che quando è più alta nel cielo, tu ci paghi il caffè. Altrimenti pago io. Ti va?»
«Va bene. Però me lo devi dimostrare per davvero. Non solo a parole come ha provato a fare poco fa il tuo amico.»
Andata. Quella sera il caffè sarebbe stato gratis. Mi frugai in tasca cercando una monetina da un centesimo: neppure l’ombra. Chiesi allora un prestito al barista e porsi la monetina al mio antagonista in quella curiosa scommessa astronomica.
«Prendi. Adesso usciamo, tieni la monetina tra le dita e, allungando il braccio, prova a sovrapporla al disco della Luna. Più o meno dovrebbero avere le stesse dimensioni.» Uscimmo tutti e quattro - anche il barista, interessato, si era accodato - e si procedette a quella strana misurazione.
«E’ vero, sono praticamente uguali» disse lo scommettitore. «Questo, però, non significa proprio nulla. Cosa pensi di provare con questo giochetto?»
«Per il momento nulla» risposi. «Adesso rientriamo. Proveremo a ripetere il giochetto, come lo chiami tu, tra un’oretta e mezza. Dobbiamo dare modo alla Luna di cominciare a salire in cielo. E’ per questo che ti ho chiesto se avevi tempo.»
Io e il mio amico cominciammo a parlare tranquillamente delle nostre cose. All'inizio lo scommettitore provò a unirsi alla conversazione, ma proprio non gli riusciva di trovare qualche appiglio e dunque si limitava ad annuire. Ogni tanto si scusava e usciva dal bar. Evidentemente non voleva correre il rischio che la Luna, giusto per compiacere a due appassionati di astronomia, gli giocasse un tiro mancino e andava a sincerarsi di persona delle sue dimensioni man mano che il suo naturale cammino la portava sempre più alta nel cielo. A ogni rientro era sempre più nervoso.
Sadicamente, d’accordo con il mio amico, decidemmo di prolungare quel periodo di attesa oltre l’oretta e mezza concordata. Volevamo vedere quando lo scommettitore avrebbe gettato autonomamente la spugna. Per conto nostro, di argomenti di cui parlare ne avevamo a bizzeffe. E poi, se proprio fossimo stati alla frutta, in tivu stavano trasmettendo una partita di calcio. Meglio di così...
Quando decidemmo che lo scommettitore era cotto a puntino passammo a riscuotere. «Allora, sei pronto? Andiamo a misurare la Luna, ormai dovrebbe bastare.» L'occhio ci suggeriva una Luna molto più piccola di quanto non lo fosse in precedenza - e lo scommettitore non mancò di farmelo notare - ma, ovviamente, la misurazione mi diede ragione.
«Se ancora non ti fidi» gli dissi col tono pacato di chi non intende infierire «puoi ripetere la misurazione anche più tardi, quando la Luna sarà molto più alta in cielo. Non cambierà nulla. La sua maggiore dimensione all'orizzonte è un'illusione ottica. Anche per il Sole capita lo stesso, come pure per l'estensione delle costellazioni.» «Ma per il Sole non è colpa dell'atmosfera?» chiese lo scommettitore mentre rientravamo e si accingeva a onorare l'impegno.
«Questa era la spiegazione, sbagliata, che aveva dato il grande Tolomeo. Col tempo, altri hanno provato a dare differenti spiegazioni. Quelle forse più vicine al vero tirano in ballo un paio di difetti di comunicazione tra occhio e cervello. Il primo è che noi percepiamo l'orizzonte molto più lontano della volta celeste sulla nostra testa.
Il secondo inghippo è la presenza degli elementi del paesaggio che ci permettono un confronto diretto con la Luna, confronto impossibile quando è alta in cielo. Insomma, la Luna gigante all'orizzonte ce l'abbiamo solamente in testa.»
«E la storia della distanza dalla Terra che diceva il telegiornale?» chiese lo scommettitore aprendo il portafoglio per pagare i caffè.
«Beh, quella notizia è vera. La Luna è davvero nel punto di massima vicinanza alla Terra e questo comporta che il suo disco più grande. Circa l'8% rispetto alla media e quasi il 15% rispetto a quando è al suo punto di maggiore lontananza da noi.» «Allora non ho perso...» disse prontamente lo scommettitore con un lumicino di speranza che gli brillava negli occhi.
«Lasciami finire...» gli risposi con altrettanta prontezza. «Facciamo pure finta che tu ci riesca, a occhio, a valutare una simile differenza, la cosa complicata è che il paragone lo dovresti fare con le altre Lune piene dell'anno, quando il nostro satellite è più lontano di quanto non lo sia stasera. Ho davvero seri dubbi, però, che la tua memoria riesca a sostenerti in un simile confronto. Per riuscirci dovresti usare qualche strumento. Ma noi, ricordi, abbiamo parlato di occhio nudo.»

Pagò e se ne andò. Non mi pare avesse restituito il centesimo. Conoscendolo, sono certo che, prima di andarsene a letto, almeno altre tre o quattro misurazioni del disco lunare le abbia fatte.

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