Gennaio è senza dubbio il mese più lungo dell'anno. Non è
per i suoi 31 giorni: per questo, come insegna la famosa filastrocca, è in
ottima compagnia. E' soprattutto per il fatto che ci si trova ormai inesorabilmente
alle spalle il periodo delle festività natalizie e, guardando avanti, la
successiva possibilità di avere qualche giorno da spendere come meglio si crede
non è proprio a due passi. Sto ovviamente parlando per quei poveri mortali che,
come me, provano l'insano gusto a doversi impegnare in qualunque attività
lavorativa. Questo finisce coll'innescare un po' di sana invidia quando qualche
amico del bar, complice la sua attività particolare, riesce a ritagliarsi un
momento di vacanza proprio in quel periodo. Invidia che il fortunato, una volta
tornato alla base, deve obbligatoriamente far estinguere offrendo un giro di
consumazione al bar.
Stavamo dunque festeggiando il ritorno di un amico che,
dopo una decina di giorni passati pancia al sole in Australia, doveva
riallinearsi con il clima tutt'altro che benevolo che caratterizza la Pianura
Padana a fine gennaio.
«Cosa si prova a passare dall'estate all'inverno?» gli
chiesi mentre, seduto con altri a un tavolino, mescolavo la mia cioccolata
calda.
«All'andata è stato facilissimo. Passare dai maglioni al
costume da bagno non ha richiesto particolari fatiche. Il ritorno, invece, è
stato traumatico. Sono già passati alcuni giorni, ma ancora adesso, fuso orario
a parte, sono un po' scombussolato. Dovrò comunque riabituarmi in fretta: dopodomani
riprendo il lavoro e per l'estate se ne riparla solo tra cinque mesi.»
Lo sguardo particolarmente pensieroso di uno del gruppo
attirò la mia attenzione.
«Che c'è? Anche tu non vedi l'ora di poter spegnere il
riscaldamento e godere finalmente di un clima decente?»
«Certo che sì. Ma non è a questo che stavo pensando. Avete
detto che in Australia adesso è estate. Scusa, ma le stagioni non sono uguali
in tutto il mondo?»
«Ma sei fuori?» lo apostrofò un altro della compagnia,
mente non particolarmente brillante, ma sempre pronta a dar prova delle sue
qualità in ogni momento. «Lo sanno tutti che dall'altra parte del mondo le cose
sono tutte rovesciate. Se guardi un mappamondo vedi subito che in Australia
stanno con la testa in giù, dunque anche le stagioni devono essere capovolte.»
Qualcosa non quadrava in quella dotta spiegazione e forse
era l'occasione per provare a fare un po' di chiarezza. Mi rivolsi dunque all'erudito
interlocutore e gli chiesi:
«Scusa, ma secondo te da cosa dipendono le stagioni?»
«Semplice, dal fatto che la Terra si avvicina e si
allontana dal Sole. Mi stupisce che tu me lo chieda. L'hanno detto anche
qualche giorno fa in televisione che la Terra non ha sempre la stessa distanza
dal Sole: quando è vicina fa più caldo e quando è lontana fa più freddo. Tutto
qui.»
«Ma se è vicina per gli australiani e loro si godono il
caldo, come può nello stesso momento essere lontana per noi e farci provare il
freddo di questi giorni?»
Confronto fra le dimensioni del Sole in Gennaio e Luglio
L'orbita della Terra non è perfettamente circolare e dunque
vi è un momento
in cui il Sole raggiunge la minima distanza (perielio) e un
momento in cui tale
distanza è massima (afelio). Non è certo questo, però, che
determina
l'alternarsi delle stagioni sul nostro pianeta.
(Crediti immagine: Zoltàn Banfàlvi)
Silenzio. Evidentemente questo semplice ragionamento non
l'aveva mai sfiorato. Decisi che, prima che si potesse affacciare qualche
ardita ed esotica spiegazione, era il momento di dare un colpo decisivo.
«E' certamente vero che il percorso della Terra intorno al
Sole non è un cerchio perfetto ma un'ellisse, cioè un cerchio schiacciato, e
che la distanza tra noi e il Sole non è sempre uguale. Il momento in cui il
Sole è più vicino, però, capita nei primi giorni di gennaio, mentre il punto di
maggiore distanza si verifica all'inizio di luglio. Il che significa che la
distanza tra noi a il Sole proprio non c'entra nulla con l'estate e l'inverno.»
Se, da un lato, la spiegazione aveva definitivamente
stroncato il ragionamento e congelata ogni possibilità di obiezione nel mio
dotto interlocutore, restava ancora da rimediare all'aria perplessa dell'altro
amico che, ripresosi dal brusco trattamento che gli era stato riservato,
riformulò il dubbio che lo tormentava:
«Se non c'entra la distanza del Sole, allora di chi è la
colpa?»
Guardandomi intorno in cerca di un appiglio, notai che
proprio in corrispondenza del bancone del bar pendevano dal soffitto un paio di
faretti che, nelle intenzioni del barista, servivano a dare un aspetto più
intimo al locale. Contenuti in due cilindri di metallo, i faretti proiettavano
sul bancone un cerchio di luce pressoché perfetto. Ottenuta la mia parola che
non avrei fatto nulla di pericoloso, il barista mi concesse di utilizzarli per
una dimostrazione pratica. Chiamai dunque il mio perplesso amico al bancone e
gli mostrai che, inclinando leggermente un faretto, la sua luce prendeva una
forma più allungata e illuminava una più ampia porzione del bancone.
«Immagina che il faretto sia il Sole. L'intensità della
luce è diversa quando giunge verticalmente rispetto a quando il faretto è
inclinato. Nel secondo caso, infatti, deve coprire una superficie più grande:
più lo inclini e più quella superficie diventa grande. E' come se i raggi di
luce fossero in un caso più concentrati e nell'altro più diluiti. E' ovvio che
potremmo ottenere lo stesso risultato tenendo il faretto fermo e inclinando di
più o di meno il bancone...»
«Sicuramente. Ma cosa c'entra questo con le stagioni?»
incalzò il mio amico che aveva compreso l'esempio e voleva andare al sodo.
«Nel corso dell'anno, l'inclinazione con la quale i raggi
del Sole raggiungono la Terra cambia - proprio come abbiamo pensato di fare con
il bancone - e sicuramente ti sarai accorto che d'estate il Sole è più alto nel
cielo mentre d'inverno è molto più basso. Questo succede perché la Terra è
leggermente inclinata rispetto al suo cammino intorno al Sole.»
«Interessante. Quindi un po' di mesi all'anno è come se i
raggi fossero più concentrati e per un altro po' di mesi più diluiti, non è poi
così complicato. E per l'Australia come funziona?»
«Anche per questa domanda la spiegazione è altrettanto semplice.
Abbiamo appena detto che quando l'inclinazione ci fa gustare il caldo
dell'estate significa che il Sole è molto alto nel nostro cielo. Ma questo
significa che dall'altra parte del mondo il Sole deve per forza essere basso
sull'orizzonte, dunque da quelle parti sono in inverno. Semplice, no?»
«Finalmente hai chiarito il mio dubbio. Quindi la distanza
non c'entra nulla...»
Mi limitai ad annuire e ritornai alla mia cioccolata prima
che si raffreddasse del tutto. Durò solo un attimo, ma lo sguardo con il quale il
mio amico fulminò il responsabile di quell'astrusa affermazione fu un autentico
concentrato di commiserazione e rimprovero. Ben più intenso della benefica
concentrazione dei raggi estivi.