05 - L'UFO

Mi capita raramente di frequentare il bar alla sera. Il motivo principale è che, dopo essere stato tutto il giorno in mezzo alla gente, alla sera non ne puoi proprio più e il rischio di fare l'orso è in agguato. Questo significa che, quando capita, devo mantenere la guardia alta se voglio dare il meglio di me stesso. Se però il clima rimane tranquillo e i tipici rompiscatole da bar hanno pensato bene di frequentare altri lidi ne può venir fuori anche una serata estremamente gradevole. Per me, s'intende. Non so, infatti, se la pensino così anche quei malcapitati ai quali tento, rigorosamente a tradimento, di inoculare qualche nozione astronomica.

















La Luna e Venere risplendono nel cielo
del Cerro Paranal, in Cile. Un'occhiata a quel
cielo cristallino basta e avanza per comprendere
come mai gli astronomi abbiano voluto collocare
proprio lì il Very Large Telescope.
(PhotoCredit: ESO/Y. Beletsky)

Una di quelle sere - si era in primavera inoltrata - me ne stavo seduto a ripassare le notizie del giornale. Ero dunque alle prese con un interessante articolo riguardante il ritardo della primavera e il caldo venuto all’improvviso quando la mia lettura venne interrotta da un tizio appena entrato nel bar. Non era del paese, ma evidentemente la strada per arrivare da quelle parti gli era ben nota.
«Dammi un amaro, devo riprendermi. Ho appena visto un UFO» disse rivolto al barista con tono concitato.
Come potevo starmene zitto?
«Questa scusa non l'avevo mai sentita. Mi sembra comunque inutile: sei in un bar, ordini e il barista è ben felice di servirti qualunque cosa tu gli chieda. Proprio non serve accampare scuse.»
«Ma che scuse e scuse. L'ho visto davvero. Era una luce intensa, molto più brillante delle stelle e mi ha accompagnato lungo tutto il tragitto dalla provinciale fin qui.»
Guardandolo meglio, in effetti sembrava un po' agitato. Se, però, quell'UFO lo stava accompagnando da qualche tempo e lui doveva di tanto in tanto fermarsi e ricorrere a un piccolo contributo esterno per farsi un po' di coraggio, quella sua agitazione poteva trovare una ben valida spiegazione nel crescente tasso alcolico.
L'orso stava pericolosamente mettendo il naso al di fuori. Meglio reagire.
«Dacci qualche particolare» gli dissi andando verso il bancone. Scelta condivisa anche da un paio di altre persone.
«Ho cominciato a vederlo appena abbandonata la provinciale. Un po' basso sull'orizzonte, ma molto molto luccicante. Impossibile non farci caso. Era proprio alla mia destra. Immobile. Ci sono almeno un paio di chilometri di strada prima di arrivare qui, è tutta aperta campagna e ogni tanto controllavo. Sempre nello stesso posto e sempre brillante. Mai vista una luce così intensa e luccicante. A un centinaio di metri dall'inizio del paese, improvvisamente, scompare. Ho anche rallentato per guardare meglio: sparito. Cosa poteva essere se non un UFO?»
«Mai sentito parlare di pianeti?» gli buttai lì immediatamente. Sapevo che in quelle sere Venere stava dando il meglio di sé, ma prendere il pianeta per un UFO mi sembrava eccessivo. D’accordo, nel 1969 c’era cascato anche il futuro presidente USA Jimmy Carter, ma questa non era una scusa valida.
«Vieni a vedere il tuo UFO» gli dissi avviandomi verso la porta del bar. Lungo la via con la quale faceva angolo il bar, a una ventina di metri di distanza, si poteva godere di una sufficientemente ampia visuale verso ovest. Non era certo la postazione migliore per osservazioni astronomiche, ma più che sufficiente per disinnescare l’UFO.
Come previsto, Venere era là. Di gran lunga più luminoso di ogni altra stella e incredibilmente appariscente. La sua posizione ormai molto bassa sull’orizzonte, poi, lo rendeva più scintillante del solito.
«Eccolo lì. Non si chiama UFO, si chiama Venere. E’ un pianeta e la sua presenza in cielo è studiata almeno da 3700 anni.»
«In effetti è proprio la luce che ho visto. Ma come mai è sparita di colpo?»
«Questo è ancora più facile da spiegare. Tu non sei pratico della campagna di queste parti e dunque non sai che, prima di entrare in paese, ci sono un paio di campi piantumati a pioppi. Non sono a ridosso della strada, ma molto più all’interno e con il buio della notte proprio non si vedono. Semplicemente Venere è stato nascosto dagli alberi. Tutto qui.»
Anche un paio di altre persone del bar si erano unite a quella breve ma efficace caccia all’UFO.
Mentre si stava rientrando, uno di loro buttò lì una domanda:
«Scusa, ma a me è stato sempre detto che i pianeti non luccicano. Solo le stelle brillano, mentre i pianeti hanno una luce fissa. Com’è che Venere sembra proprio luccicare?»
«Colpa dell’atmosfera. Il caldo di questi giorni comincia a farsi sentire, rende l’aria più turbolenta e accentua il fenomeno del luccichio. Verso l'orizzonte, poi, la luce degli astri ha molta più aria da attraversare. Non ti è mai capitato d’estate, in macchina, di vedere l’asfalto in lontananza tutto tremolante?»
Mentre davo questa risposta non potevo fare a meno di constatare come il mio interlocutore non fosse proprio digiuno di astronomia. Quella distinzione tra stelle e pianeti non è una cosa comune e in quella sera di quasi estate mi veniva offerta una splendida occasione per approfondirla.
«Hai detto che i pianeti hanno una luce fissa. E’ corretto. Ma mi sapresti anche dire il perché?» buttai lì con noncuranza, punzecchiando il mio interlocutore.
«Semplice. Perché le stelle la luce se la producono loro, mentre i pianeti riflettono quella del Sole.»
Evidentemente il mio interlocutore si era perso qualcosa nella spiegazione. Oppure chi gliela aveva fornita non era poi così informato. «Risposta sbagliata. Per il nostro occhio cambia davvero poco se la luce arriva direttamente da una stella oppure è stata intercettata e deviata verso la Terra da un pianeta. Cambia il suo colore, quello sì: pensa solamente al colore rossastro di Marte. Questo però non c’entra col luccichio…»
Strano, non stavo parlando solo per me stesso. L’argomento interessava. Il che mi spronava a proseguire.
«E poi, non pensare che il luccichio di una stella sia dovuto a improvvise variazioni della sua luminosità. Te l’immagini, se fosse così, cosa vorrebbe dire per il Sole e la Terra? Da finire arrostiti. La spiegazione è molto più semplice. E’ tutta colpa della distanza.»
«Cosa c’entra la distanza con il luccichio? Ci stai prendendo in giro.»
Volutamente avevo imboccato una strada secondaria per arrivare alla spiegazione. Volevo sincerarmi che la mia impressione sulla loro attenzione fosse corretta. Avuta la conferma, imboccai la strada meno tortuosa.
«E’ colpa della distanza perché una stella, per quanto grande essa sia, per noi sarà sempre un puntino. Più o meno luminoso, ma un puntino. Un pianeta, anche se le sue dimensioni sono di gran lunga più piccole di quelle di una stella, è comunque enormemente più vicino a noi. Esagerando, potremmo dire che per il nostro occhio una stella è un puntino mentre un pianeta è un piccolissimo dischetto.»
«Oh, adesso la cosa ha più senso. Ma non capisco ancora il luccichio.»
«La luce che arriva al nostro occhio» continuai, infervorato «ha prima dovuto attraversare l’atmosfera e lì la turbolenza dell’aria gioca un ruolo determinante. Se, per un attimo, riesce a deviare il piccolo fascio di luce della stella, per il nostro occhio è come se l’astro scomparisse, per poi immediatamente riapparire non appena il fascio luminoso torna a colpirci. Per i pianeti non è così. Siccome sono dei piccoli dischi, da essi ci arrivano molti fasci di luce che non vengono tutti deviati allo stesso modo. Qualcuno lo perderemo di vista, ma ce ne saranno altri che arriveranno comunque al nostro occhio. Lo scintillio, insomma, sarà decisamente molto meno evidente.»
«Allora, senza atmosfera non scintillerebbe nulla» buttò lì l’avvistatore di UFO, mostrando di aver compreso correttamente la spiegazione. «Esatto. Se fossimo sulla stazione spaziale oppure sulla Luna, non vedremmo nessuna stella lampeggiare.»
«Ma vuoi mettere che malinconia? Sembrerebbe un cielo finto.»
Il commento conclusivo dell’avvistatore di UFO mi lasciò di stucco. In poche parole era riuscito a condensare tutta la bellezza e il fascino del cielo stellato. Fin troppo bravo: eravamo proprio sicuri che quello strano visitatore piombato quella sera al bar non fosse un alieno?

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