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Parte il mastodontico studio Usa sui determinanti ambientali

Sta per partire negli Usa il più grande studio sui determinanti ambientali della salute che sia mai stato realizzato. Il National Children Study è stato autorizzato legalmente con il Children Health Act del 2000 e da allora decine di ricercatori sono al lavoro soltanto per definire quella che, nei paper scientifici, è la sezione “materiali e metodi”. Con questo primo obiettivo, nel 2009 è stata avviata un’indagine preliminare che, condottar su 5.000 soggetti, sta cercando di capire come ottimizzare i criteri per l’arruolamento. Questo lavoro iniziale è cruciale, perché a partire dal 2015 il “main study” analizzerà tutto (ma proprio tutto) ciò che è possibile studiare nella vita di una persona, su una popolazione di ben 100.000 soggetti, reclutati nel ventre materno e seguiti fino all’età di 21 anni.

Il National Children Study non farà ipotesi iniziali da verificare, né proporrà interpretazioni dei dati. Piuttosto, sarà una mastodontica raccolta di informazioni, che saranno messe gratuitamente a disposizione dei ricercatori che vorranno analizzarle. Parte del lavoro consisterà nell’ottenimento di campioni biologici per il biomonitoraggio: alla nascita si preleveranno le cellule cordonali e la placenta, nei mesi successivi il latte materno, e poi, a intervalli regolari e fino ai 21 anni, il sangue, le urine, la parte più superficiale della pelle (tramite temponi cutanei), capelli e unghie. Saranno poi monitorati gli ambienti in cui i partecipanti vivranno e soggiorneranno, con la raccolta di campioni di aria, acqua, suolo e così via. Sono poi previste visite e interviste telefoniche, periodiche  che avranno una frequenza maggiore nei primi anni di vita, considerato che in questo periodo i determinanti ambientali della salute esercitano la maggiore influenza. Infine, si registreranno l’attività fisica svolta e la dieta seguita negli anni, l’esposizione al rumore, eventuali trasferimenti di abitazione, la vita sociale e di relazione, il livello di istruzione personale e familiare, e  qualsiasi altro dato che ai ricercatori possa venire in mente di utilizzare. Molte informazioni saranno ottenute anche dai genitori.

Con un’agenda così fitta, la prima preoccupazione dei ricercatori ora è stabilire procedure che limitino l’abbandono dello studio da parte dei partecipanti. Se anche si ritirasse ogni anno soltanto l’1 per cento dei soggetti arruolati inizialmente, ne giuggerebbero alla fine circa 80.000 e l’intera operazione già perderebbe parte del valore.

Margherita Fronte (@mafronte)