fbpx Musei napoletani: 20 anni di scienza insieme | Scienza in rete

Musei napoletani: 20 anni di scienza insieme

Primary tabs

Tempo di lettura: 4 mins

Quest’anno il “Centro Musei delle Scienze Naturali e Fisiche” dell’Università “Federico II” di Napoli compie vent’anni. Non sono pochi per una struttura bella ma complessa che si trova a operare in una città altrettanto bella e complessa ma “difficile”, come Napoli. Raccontare questi venti anni è lo scopo della manifestazione che si svolge oggi, nello splendido salone monumentale del Real Museo Mineralogico, nella sede storica della Federico II: una giornata di incontri tra pubblico, ricercatori, rappresentanti delle istituzioni cittadine e regionali, tavole rotonde e visite guidate ai musei. 

Ma visitare i musei scientifici napoletani è sempre un’esperienza interessante, perché custodiscono gran parte di tutto il patrimonio storico-scientifico che fu del Regno di Napoli e, quindi, di tutto il Mezzogiorno. Un patrimonio che si materializza in cinque, bellissimi, musei: Mineralogia (il più antico, fondato nel 1801), Zoologia, Antropologia, Paleontologia e Fisica. Sono luoghi che rappresentano e custodiscono la memoria storica dello studio delle Scienze nel meridione e costituiscono il più importante polo museale scientifico da Roma in giù, sicuramente uno dei più importanti d’Italia. È un capitale prezioso e imponente, dal grande valore scientifico (grazie ai reperti e alle collezioni conservate), storico (perché le sue vicende si sono spesso intrecciate con quelle della città), didattico e sociale (perché oggi i musei sono una presenza vitale al servizio della comunità scientifica e di tutti i cittadini) e, infine, anche artistico (perché i “contenitori” che ospitano i musei, sono essi stessi testimonianze artistiche e architettoniche di grande valore). 

La storia del Centro Musei inizia nei primi anni ’90 del Novecento, quando le autorità accademiche della Federico II, cogliendo i primi segnali della rivoluzione culturale che stava per cambiare il mondo della museologia scientifica europea, fecero una scelta assolutamente all’avanguardia nel panorama delle Università italiane. Nel 1992, infatti, riunirono i Musei Scientifici (fino ad allora divisi tra i vari Dipartimenti universitari) in una nuova struttura, dotata di autonomia gestionale e amministrativa, denominata “Centro Musei delle Scienze Naturali” che, con l’aggiunta del Museo di Fisica nel gennaio 2012, è diventata “Centro Musei delle Scienze Naturali e Fisiche”. Lo scopo di questa operazione era preciso e destinato a superare il mero ambito accademico. Ciò che si voleva ottenere era la creazione di un forte legame tra la cittadinanza e il patrimonio storico scientifico dell’Università, per scongiurare il rischio che questo cadesse nell’oblio e si perdesse. Da quel momento, per raggiungere l’obiettivo, l’azione del Centro Musei si è sempre sviluppata secondo direttrici ben definite: tutelare, riscoprire, valorizzare, ampliare e studiare le collezioni, per metterle a disposizione di tutti, anche intraprendendo progetti di recupero culturale di strati sociali disagiati.

Riassumere in poche parole questi vent’anni non è semplice, perché le cose da raccontare sarebbero tante. Si potrebbe cominciare, ad esempio, dalla completa risistemazione delle collezioni storiche o dall’assegnazione e allestimento di nuovi spazi espositivi, dal restauro dei reperti in cattive condizioni, dall’acquisto di nuove collezioni o dalla riscoperta di quelle abbandonate nei depositi e credute perse. Si potrebbe continuare, poi, raccontando il lavoro svolto per creare, quasi ex novo, il catalogo dei reperti e la sua successiva informatizzazione. Oppure le decine di pubblicazioni, mostre e convegni che in questi anni hanno riempito le sale dei Musei. E ancora, gli studi sui reperti che hanno portato nuove conoscenze scientifiche o le attività di formazione messe in atto per creare nuove figure di professionisti della comunicazione museale, oggi assenti nel panorama nazionale. Ma come dimenticare le attività svolte con le scuole (per le quali il Centro ha stretto apposite collaborazioni con esperti di pedagogia e didattica) o le visite guidate che sono state completamente ripensate e riprogettate su misura per ciascuna tipologia di visitatore. Così come lo sforzo costante per stare al passo con i tempi, scegliendo strumenti di comunicazione adatti alla complessa società del terzo millennio, come le nuove tecnologie multimediali o i social media. Ma su tutto, la voglia di svolgere un servizio alla società, portando letteralmente la scienza, i suoi principi e i suoi strumenti, nelle strade dei quartieri disagiati di Napoli, come nel caso dell’iniziativa Musei On The Road

Non è stato certo un lavoro facile, ma la passione e la voglia di fare delle persone che vi lavorano, hanno dato i loro frutti e forse è anche per questo che oggi, i Musei Scientifici napoletani, sono un vero punto di riferimento culturale per tutta la Campania e un laboratorio per la crescita culturale dei cittadini, secondo i principi della Società della Conoscenza.
A ben guardare, dunque, oggi è proprio il caso di festeggiare. 

di Romualdo Gianoli

Centro Musei - sito ufficiale 

 


 

Scienza in rete è un giornale senza pubblicità e aperto a tutti per garantire l’indipendenza dell’informazione e il diritto universale alla cittadinanza scientifica. Contribuisci a dar voce alla ricerca sostenendo Scienza in rete. In questo modo, potrai entrare a far parte della nostra comunità e condividere il nostro percorso. Clicca sul pulsante e scegli liberamente quanto donare! Anche una piccola somma è importante. Se vuoi fare una donazione ricorrente, ci consenti di programmare meglio il nostro lavoro e resti comunque libero di interromperla quando credi.


prossimo articolo

Fibrosi cistica: una persona su trenta è portatore sano. E non lo sa.

Immagine tratta dalla campagna "Uno su trenta e non lo sai" sul test del portatore sano della fibrosi cistica: persone viste dall'alto camminano su una strada, una ha un ombrello colorato

La fibrosi cistica è una malattia grave, legata a una mutazione genetica recessiva. Se è presente su una sola copia del gene interessato non dà problemi. Se però entrambi i genitori sono portatori sani del gene mutato, possono passare le due copie al figlio o alla figlia, che in questo caso svilupperà la malattia. In Italia sono circa due milioni i portatori sani di fibrosi cistica, nella quasi totalità dei casi senza saperlo. La Fondazione per la Ricerca sulla Fibrosi Cistica sta conducendo una campagna informativa sul test del portatore sano, che consente ai futuri genitori di acquistare consapevolezza del proprio stato.

Se due genitori con gli occhi scuri hanno entrambi un gene degli occhi chiari nel proprio patrimonio genetico, c’è una probabilità su quattro che lo passino entrambi a un figlio e abbiano così discendenza con gli occhi chiari. Questo è un fatto abbastanza noto, che si studia a scuola a proposito dei caratteri recessivi e dominanti, e che fa sperare a molti genitori con gli occhi scuri, ma nonni o bisnonni con gli occhi celesti, di ritrovare nei pargoli l’azzurro degli occhi degli antenati.