fbpx Diversità umana, Costituzione e razzismo: un mese dopo il Bataclan | Scienza in rete

Diversità umana, Costituzione e razzismo: un mese dopo il Bataclan

Primary tabs

Tempo di lettura: 3 mins

Si torna a parlare di “razze umane”, a chiedersi se, e come,  questo termine debba continuare ad avere posto nella nostra Costituzione. A distanza di poco più di un anno dal dibattito su Scienza in Rete, un mese dopo le terribili vicende di Parigi.
Vale davvero la pena di tornare sull’argomento? Si direbbe proprio di sì a giudicare dalla piega che preso il dibattito. Ma non perché si sia arrivati a opinioni largamente condivise. Al contrario!

Per alcuni, la scelta migliore (o la meno peggio) è lasciarle li queste benedette “razze”, proprio nella parte più importante della costituzione.  Perché toccare i principi costituzionali, anche se con scopi condivisibili,  è come creare un precedente in cui altri, meno ben intenzionati, possono incunearsi. O perché si farebbe un torto ai padri costituenti. O, ancora, perché in definitiva quel termine magari è “brutto”, ma messo proprio li è  un formidabile monito alle future generazioni, che mai come in questo periodo sembrano concentrate su un presente incerto e timorose di un futuro pieno di incognite.

Altri vedono, evidenze alla mano, un non senso biologico nella visione razziale della diversità umana. Guardando più in là, credono che l’eliminazione delle “razze umane” dalla Costituzione , o come nel nostro caso la sua revisione, sia un atto simbolico di valore significativo e un punto di ripartenza, i cui “benefici” superano di gran lunga i “costi”. Trovano pericoloso che sotto un travestimento pseudo-scientifico, veicolato da un termine che trova ancora legittimazione nella casa dei nostri valori comuni, si possano spargere e rafforzare preconcetti e pregiudizi. Pur essendo consapevoli che l’impegno non si esaurisce nell’ennesima mozione, ma si realizza nel confronto senza barriere, nella formazione e nella comunicazione, non solo scientifica.

In mezzo, o forse al di sotto…, ci sono i “benaltristi” e quelli che “ecco l’uovo di Colombo”.  Per i primi l’iniziativa per eliminare o depotenziare le “razze umane” dalla fonte del diritto è una fissazione terminologica, un qualcosa tra il velleitario e l’inutile che non riuscirà mai a diminuire l’uso di una parola che fa parte del lessico quotidiano e ad alterare la sostanza della percezione socialmente diffusa. Per i secondi basta dire “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge,senza discriminazione alcuna” e il gioco è fatto, senza tante complicazioni. Accidenti…come avevamo fatto a non pensarci prima?
E’ in questo scenario variegato, ma indubbiamente stimolante per la diversità e la distanza delle prospettive, che torniamo a parlare di “razze umane” il giorno 11 dicembre all’Università “La Sapienza” [link https://sites.google.com/site/annualmeetingisita/2015]. La novità sostanziale è che i diversi punti di vista potranno finalmente trovare un momento di confronto e, perché no, di contrapposizione. E non mancheranno prospettive diverse: saranno presenti antropologi di diversa formazione, costituzionalisti, storici, filosofi e comunicatori della scienza.

Senza dubbio, le domande che abbiamo messo sul tappeto allargano l’orizzonte  della discussione:

  • possiamo affrontare la questione biologica della “razza” senza prendere in considerazione le connessioni, vere o percepite, con il razzismo?
  • c’è un’emergenza razzismo in Europa? Se c’è, qual’é la sua natura e qual’é la sua origine?
  • c’è un’analogia tra l’attuale fenomeno razzista e il razzismo delle epoche passate?
  • quali effetti ha e può avere il razzismo sulla società europea?

Insomma, si cercherà di (ri)discutere della sempre verde questione delle “razze umane” , senza rinunciare a nessuna delle sue dimensioni: biologica, culturale, giurisprudenziale, educativa e sociale. E l’elenco è probabilmente incompleto…
E chissà che alla fine  non si finisca per condividere, una volta tanto, un’idea: ora più che mai, nel mondo nuovo, ma non certamente migliore, in cui sappiamo di vivere dal 13 novembre 2015 abbiamo ancora più bisogno di andare in profondità sui temi dell’identità e della diversità, della condivisione e della convivenza.


Scienza in rete è un giornale senza pubblicità e aperto a tutti per garantire l’indipendenza dell’informazione e il diritto universale alla cittadinanza scientifica. Contribuisci a dar voce alla ricerca sostenendo Scienza in rete. In questo modo, potrai entrare a far parte della nostra comunità e condividere il nostro percorso. Clicca sul pulsante e scegli liberamente quanto donare! Anche una piccola somma è importante. Se vuoi fare una donazione ricorrente, ci consenti di programmare meglio il nostro lavoro e resti comunque libero di interromperla quando credi.


prossimo articolo

Intelligenza artificiale ed educazione: la ricerca di un incontro

Formazione ed educazione devono oggi fare i conti con l'IA, soprattutto con le intelligenze artificiali generative, algoritmi in grado di creare autonomamente testi, immagini e suoni, le cui implicazioni per la didattica sono immense. Ne parliamo con Paolo Bonafede, ricercatore in filosofia dell’educazione presso l’Università di Trento.

Crediti immagine: Kenny Eliason/Unsplash

Se ne parla forse troppo poco, almeno rispetto ad altri ambiti applicativi dell’intelligenza artificiale. Eppure, quello del rapporto fra AI ed educazione è forse il tema più trasversale all’intera società: non solo nell’apprendimento scolastico ma in ogni ambito, la formazione delle persone deve fare i conti con le possibilità aperte dall’IA.